Prosegue nel nostro Paese, non senza grandi difficoltà e confusioni, il dibattito sulla riforma del Tfr e molteplici sono le prese di posizioni in tal senso. In questa fase del cambiamento, comunque, non si deve decidere se la riforma della previdenza sia o no buona o se risponda ad una logica economica più o meno costruttiva, ma, molto più semplicemente, si deve decidere quale tipo di trattamento statistico le va applicato nell’ambito delle regole Sec 95. Inoltre, nell’ambito dell’operazione decisa dal Governo Prodi, bisogna limitarsi a stabilire se essa preveda il trasferimento del rischio dall’impresa al Governo: cioè se quest’ultimo non solo incassa nuove entrate ma si assume contestualmente i rischi legati al pagamento delle prestazioni sociali future. In tal caso, nulla osta a considerare statisticamente le stesse prestazioni come normali proventi del sistema pubblico di previdenza sociale, Inps nel caso specifico, e, in quanto tali, come normali entrate di bilancio, da contabilizzare a riduzione del deficit pubblico come tutte le altre entrate. Già esistono in Europa operazioni simili. Il che è un’ottima notizia per Tommaso Padoa Schioppa che in occasione della riunione, stasera a Lussemburgo, dei ministri finanziari dell’Eurogruppo, è proprio quella che si aspetta di sentirsi dire. Se, infatti, il passaggio all’Inps fosse giudicato compatibile con Eurostat, allora i 5 miliardi del Tfr trasferiti dalle casse delle imprese a quelle dell’Inps potrebbero essere considerati come normali entrate dello Stato e, quindi, essere utilizzati per la riduzione del deficit pubblico.
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