Tfr ai fondi, l’”anticipo” va in fuorigioco

Pubblicato il 19 gennaio 2007

Il decreto di attuazione dell’articolo 1, comma 765, della Finanziaria 2007 riporta in allegato i nuovi moduli che le aziende dovranno consegnare ai propri dipendenti, escludendo così il ricorso al fai-da-te. Di conseguenza, i moduli per la scelta sulla destinazione del Tfr, che le aziende hanno già consegnato non hanno alcun valore ai fini della decisione. Dunque, secondo il ministero del Lavoro si possono anche cestinare. Il modello utilizzabile sarà solo quello che verrà allegato al provvedimento in corso di pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale”. Il modello in questione è ancora in fase di predisposizione. Comunque, una volta consegnato al dipendente, questi se deciderà di scegliere espressamente il destino del Tfr, dovrà compilarlo e riconsegnarlo al datore di lavoro allegando anche il modulo di iscrizione al Fondo pensione. Ciò significa che l’adesione alla previdenza complementare dovrà essere almeno contestuale alla manifestazione espressa di volontà sul trattamento di fine rapporto. Al momento, è in attesa di pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale” anche l’altro decreto interministeriale di attuazione della riforma del Tfr, vale a dire il decreto previsto dall’articolo 1, comma 757 della legge 296/06; anch’esso senza il passaggio al Consiglio dei ministri. Con questo provvedimento verranno disciplinate le regole del Fondo Inps nel quale saranno versate, con effetto dal 1° gennaio 2007, le quote di Tfr maturate e non destinate alla previdenza complementare dai dipendenti delle aziende con più di 49 dipendenti. Questo Fondo garantirà, quindi, non una seconda pensione, ma il normale trattamento di fine rapporto. Non si tratta, infatti, di un fondo complementare in grado di garantire una seconda pensione. Il Tfr, in questo caso, non cambia natura e offre lo stesso rendimento di prima. Per il dipendente, in pratica, è come averlo lasciato in azienda. Per le anticipazioni o per la liquidazione, unico referente rimane il datore di lavoro, che corrisponderà anche la parte versata all’Inps, compensandola con i contributi dovuti.

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