Dopo un prolungato periodo di preparazione, si avvicina alla conclusione anche il decreto per la riforma della tassazione locale, uno degli ultimi atti previsti dall’incarico di delega fiscale.
Il Governo si augura di presentarlo al Consiglio dei ministri entro un mese. Tuttavia una bozza del provvedimento è composta da 33 articoli ma non tutti i temi entreranno nella versione definitiva.
Tra le novità si segnala quella della riduzione da 180 a 60 giorni dei termini per le azioni esecutive quando un contribuente non versa l’Imu, la Tari o gli altri tributi degli enti territoriali.
Vediamo cosa potrebbe contenere il testo della nuova riforma fiscale dedicata agli enti locali.
Continuano le attività legate al decreto di riforma fiscale proposto dall'attuale Governo, con la valutazione di introdurre un metodo di esecuzione forzata rapida per i debitori di tributi locali quali l'IMU, l'Imposta Municipale Unica, e la TARI, tassa per la gestione dei rifiuti.
In dettaglio, le autorità competenti potrebbero intraprendere azioni esecutive già a 60 giorni dalla mancata soluzione del debito, a differenza dei 180 giorni attualmente necessari. Ciò permetterebbe a Comuni e Regioni di incassare queste entrate in periodi più ristretti.
Inoltre si ridurrebbe il volume di avvisi di pagamento accumulati dall'Agenzia delle Entrate.
Questa proposta migliorerebbe anche la comunicazione diretta tra le varie entità territoriali, incrementando l'autonomia delle amministrazioni locali nella riscossione dei pagamenti. In aggiunta, la riforma fiscale potrebbe introdurre uno sconto del 5% per i cittadini che effettuano il pagamento di IMU e TARI tramite addebito automatico sul conto bancario.
Altra novità che potrebbe beneficiare gli enti locali è la capacità di questi di gestire indipendentemente le sanatorie per facilitare il recupero dei crediti dai contribuenti.
Questo include varie misure progettate per semplificare il pagamento da parte dei cittadini. Ad esempio, si potrebbero introdurre piani di rateizzazione, amnistie che eliminano sanzioni e interessi, e facilitazioni per specifiche categorie di cittadini.
Dunque tali decisioni potrebbero passare ai Comuni e alle Regioni, concedendo loro flessibilità nell'adozione di queste misure.
Sindaci e Presidenti di Regione avrebbero la possibilità di definire misure di sanatoria per varie tasse locali, escludendo l’IRAP, l'Imposta Regionale sulle Attività Produttive. In tal modo, considerando le diverse situazioni regionali, gli enti locali avrebbero la libertà di agire per il recupero dei debiti, facilitando i cittadini senza necessità di attendere direttive dal governo centrale.
La bozza di decreto per la riforma della tassazione locale introduce le lettere di compliance per stimolare l'adempimento volontario delle norme fiscali da parte dei contribuenti.
Analogamente a quanto già praticato per le tasse statali, anche gli enti locali avranno la possibilità di spedire ai contribuenti una lettera contenente dettagli e informazioni ottenute direttamente o da terze parti, essenziali per la corretta valutazione del debito fiscale. Così facendo, prima che l'ente emetta un avviso di accertamento esecutivo, il cittadino ha l'opportunità di correggere eventuali errori o omissioni tramite il ravvedimento operoso.
D'altra parte, se il contribuente contesta i dati riportati nella sua dichiarazione, può semplicemente informare l'ente impositore, inviando ulteriori documenti o prove precedentemente non considerati.
Come già avvenuto con il decreto legislativo riguardante le sanzioni dei tributi statali, la riforma proposta per le entrate locali prevede una riduzione delle penalità per i mancati pagamenti, mirando a un allineamento con gli standard europei, che attualmente superano le rigide norme italiane vigenti.
Viene chiarito che anche gli enti locali dovranno conformarsi alle norme generali sulle sanzioni amministrative per le violazioni delle leggi fiscali, incluse le disposizioni relative ai ritardi o ai parziali versamenti dei tributi, o alla mancata completezza dei documenti di pagamento.
La riforma introduce una sanzione unica del 100% per le dichiarazioni non effettuate, sostituendo le attuali penalità che variano dal 100 al 200%, e una sanzione del 40% per le dichiarazioni inesatte, in luogo del precedente range che oscillava tra il 50% e il 100%.
I comuni avranno ora la possibilità di offrire alle imprese in difficoltà finanziaria l'accesso a transazioni fiscali per il pagamento agevolato di tributi locali, come l'IMU, nell'ambito delle procedure di composizione negoziata delle crisi di impresa.
Questa opportunità, precedentemente negata a causa di una discrepanza tra la legge delega fiscale, che prevedeva la "possibilità di raggiungere un accordo sul pagamento parziale o dilazionato dei tributi, anche locali," e il decreto correttivo ter sulla composizione negoziata della crisi d’impresa (dlgs n. 136 del 13 settembre 2014).
Il problema è stato sollevato dalla Corte dei conti Lombardia che aveva espressamente richiesto un intervento legislativo per eliminare le discriminazioni nei confronti degli enti locali e delle imprese.
La giurisprudenza contabile ha riconosciuto negli ultimi anni la possibilità di stipulare accordi transattivi per i tributi gestiti dalle agenzie fiscali, sia erariali che locali. Tuttavia, per i tributi non amministrati da tali agenzie si è sviluppato un orientamento più restrittivo, limitando queste opportunità e riconoscendole solo parzialmente per i tributi auto-gestiti dagli enti locali.
Il nuovo decreto legislativo in preparazione estenderà l'applicabilità della transazione fiscale anche ai crediti tributari degli enti locali non gestiti dalle agenzie fiscali, includendo anche la possibilità di una omologazione forzosa seguendo le stesse regole valide per i tributi erariali, senza distinzioni ingiustificate.
Questa possibilità sarà estesa anche ai tributi regionali, garantendo una maggiore equità e flessibilità nella gestione delle crisi d'impresa.
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