Studi di settore con indagini finanziarie giustificano l’accertamento

Pubblicato il 25 settembre 2011 “Le norme istitutive degli Studi di settore ampliano le possibilità di accertamento analitico induttivo previsto dall’art. 39 DPR 600/73, anche se deve ritenersi imprescindibile che l’Ufficio, preliminarmente, esperisca quelle indagini a cui è facultato, dalle quali devono emergere differenze sostanziali fra i dati raccolti e quelli contabilizzati e dichiarati dal contribuente. Gli Studi di settore, in definitiva, se non possono risultare essi stessi sufficienti a motivare l’accertamento, possono costituire validi indizi che, unitamente ed a completamento di altri elementi acquisiti dall’Ufficio, possono giustificare l’accertamento operato”.

Con tale principio, espresso dalla Ctp di Macerata nella sentenza n. 264/2/11 dello scorso 25 agosto, i giudici marchigiani affermano a gran voce che le norme istitutive degli studi di settore ampliano le capacità dell’accertamento analitico induttivo. E anche nel caso in cui gli studi non siano da soli sufficienti a motivare l’accertamento, possono costituire validi indizi.

Riferendosi al caso di specie, che riguarda l’accertamento spiccato nei confronti di un dentista e motivato dalle risultanze di alcune indagini finanziarie, la sentenza conclude che gli atti di accertamento effettuati sul conto corrente bancario del professionista rafforzano l’accertamento fondato sulla non congruità degli studi di settore. Anzi, la combinazione dei due tipi di controllo è tale da fornire un quadro indiziario più che idoneo a supportare la rettifica dell’Ufficio.
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