SS.UU. penali: intercettazioni come corpo del reato
Pubblicato il 24 luglio 2014
Le Sezioni unite penali, con sentenza n.
32697 del 23 luglio 2014, aprono uno spiraglio sull'uso delle intercettazioni.
I giudici sostengono che la
registrazione o la trascrizione della dichiarazione o della comunicazione, quando costituisce essa stessa una
condotta criminale, può rappresentare
corpo del reato ed essere utilizzata come prova nel processo penale.
Sorregge il principio quanto contenuto nell'articolo 271, comma 3, del Cpp che dispone la distruzione delle intercettazioni effettuate al di fuori dei casi previsti, tranne quando esse rappresentino corpo del reato.
Aggiunge la sentenza, che la qualificazione della comunicazione o conversazione registrata come corpo del reato è possibile solo se integra o esaurisce la fattispecie criminale; è da escludere, invece, quando riguarda un'altra connotazione criminale o ne integra solo un frammento.