La Commissione europea dà l'ok all'Italia sull'intenzione di applicare lo split payment, la scissione dei pagamenti alle forniture verso la Pa, misura che viene dall’ultima legge di stabilità (legge 190/2014). Il motivo è che la misura è volta ad affrontare una frode dell’Iva molto specifica, quella dei fornitori delle autorità pubbliche.
In sostanza, con il meccanismo dello split payment il fornitore di beni o servizi alla Pa riceve - è in vigore già dal 1° gennaio 2015 - il corrispettivo indicato in fattura al netto dell’Iva, che è versata all’Erario direttamente dal soggetto pubblico.
Secondo i parametri della Ue potrà essere applicata solo per non più di tre anni, non prorogabili, e dovrà essere presa all’unanimità dal Consiglio europeo, trattandosi di una questione fiscale. Lo split, dunque, finirà il 31 dicembre 2017.
La Commissione pretende un rapporto sull’andamento dei rimborsi da inviare entro 18 mesi. Il rapporto servirà a tenere d'occhio l'Italia sul miglioramento delle procedure, fatta in seguito all’avvio della procedura d’infrazione, per arrivare ai rimborsi d’imposta entro tre mesi (con priorità ai rimborsi destinati a fornitori del pubblico).
Lo svantaggio per chi lavora spesso o prevalentemente con le Pa, infatti, è evidente: per i fornitori significa trovarsi perennemente nella posizione di credito IVA maturato a fronte della mancata rivalsa dell’imposta.
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