Con comunicato di ieri, 12 febbraio, l’Ufficio stampa della Consulta ha anticipato alcune conclusioni rese in tema di retroattività della Legge Spazzacorrotti.
Questo, per quanto riguarda le preclusioni previste rispetto alla concessione dei benefici e delle misure alternative alla detenzione, preclusioni che la nuova normativa di cui alla Legge n. 3/2019 ha esteso ai reati contro la pubblica amministrazione.
La Corte costituzionale - si legge nella nota - ha esaminato proprio ieri le censure sollevate da diversi giudici sulla particolare tematica e, nell’attesa del deposito della decisione (previsto nelle prossime settimane), ha voluto rendere noto quanto considerato.
Secondo quanto si apprende, i giudici costituzionali hanno giudicato illegittima l’interpretazione, costante, della Cassazione sulla cui base le modifiche peggiorative della disciplina sulle misure alternative alla detenzione sono applicate retroattivamente.
Per la Consulta, questo indirizzo, finora seguito dalla giurisprudenza anche con riferimento alla legge n. 3/2019, non è compatibile con il principio di legalità delle pene di cui all’articolo 25, secondo comma, della Costituzione.
E' infatti incostituzionale l’applicazione retroattiva di una disciplina che comporta una radicale trasformazione della natura della pena e della sua incidenza sulla libertà personale, rispetto a quella prevista al momento del reato.
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