La Cassazione, con sentenza n. 19362 del 15 luglio scorso, ha sottolineato che il fisco, ai fini dell'accertamento del reddito di un'impresa, può fare indagini sia sui conti formalmente intestati alla stessa sia su quelli personali di soci e amministratori allorché risulti provata dall'amministrazione finanziaria, anche tramite presunzioni, la natura fittizia dell'intestazione. Sulla scorta di tale principio la Corte ha accolto il ricorso presentato dall'Agenzia delle Entrate e considerato come presunzione il fatto che il contribuente possedesse l'85% delle quote della società di cui era anche amministratore. Al contribuente spetta dunque la prova contraria e se riesce a giustificare la presenza del denaro il fisco non potrà più fare nulla.
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