Shock perdite per le imprese

Pubblicato il 27 febbraio 2009 Gli effetti della crisi economico-finanziaria potrebbero sentirsi in modo evidente sui bilanci del 2008, che chiudendo in territorio fortemente negativo rischierebbero di impoverire in misura consistente il gettito tributario. Le principali cause di queste funeste ipotesi sono da ricercare nella contrazione dei finanziamenti e nelle regole contabili e fiscali poco favorevoli alle svalutazioni. L’allarme sul rischio recessione che sta dilagando sempre più tra imprese e professionisti potrebbe, infatti, manifestarsi in maniera evidente tra aprile e luglio, quando partirà la stagione dei rendiconti e versamenti fiscali. La carenza di liquidità potrebbe spingere i contribuenti in difficoltà a rimandare i versamenti tributari previsti in agenda. Inoltre, sui bilanci del 2008 potrebbero emergere alcuni effetti negativi legati anche al corto circuito tra l’obbligo civilistico di svalutare prudenzialmente i crediti per i quali è difficile ottenere il pagamento e i ristretti margini entro cui è possibile “scaricare” i costi dei mancati incassi. Le perdite su crediti possono essere dedotte in bilancio solo se risultano da elementi certi e precisi e in ogni caso se il debitore è assoggettato a procedure concorsuali. Perciò, una crisi economica come quella attuale, seppure di grandi dimensioni, non sembra sufficiente da sola a giustificare uno sconto sulle imposte d’importo pari al credito inesigibile. Per queste ragioni è necessario che il proprio debitore fallisca. Negli altri casi, invece, le svalutazioni dei crediti iscritti in bilancio sono possibili nei limiti dello 0,50% ogni anno e, comunque, entro un massimo del 5% del loro valore nominale. Tutto ciò – come sottolinea anche il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti – fa sì che gli oneri indeducibili producano un doppio effetto negativo: da una parte generano un danno rappresentato dalla contrazione dei guadagni, dall’altra impongono di dover pagare le imposte su perdite o su ricavi solo cartacei.
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