E’ datato 27 febbraio 2018 il comunicato con cui la Giunta esecutiva dell’Associazione nazionale magistrati (ANM) ha reso nota la propria contrarietà alla proclamazione di prolungate astensioni dalle udienze da parte della magistratura onoraria.
Queste iniziative – ha sottolineato l’ANM - determinano “una negativa ripercussione sull’esercizio della giurisdizione e, quindi, sulla possibilità per i cittadini di vedere riconosciuti i propri diritti”.
Nella nota, viene anche sottolineato l’apprezzamento per un atteggiamento di dialogo e di confronto volto ad individuare, anche insieme all'ANM, spazi di intervento per possibili modifiche alla riforma della magistratura onoraria; il recente decreto attuativo (Decreto legislativo n. 116/2017) – ha ammesso la Giunta dell’ANM – prevede, per i magistrati onorari, “un trattamento economico complessivamente inadeguato, quanto meno in relazione alla cosiddetta quota fissa dell'indennità, come, del resto, risulta essere stato già evidenziato dall'ANM nei pareri resi alle Commissioni Giustizia di Camera e Senato e del CSM".
Ribadita anche la posizione dell’Associazione rispetto alla normativa transitoria, posizione favorevole “a prevedere un tangibile "doppio binario" disciplinando il maggiore impiego dei magistrati onorari in servizio con un proporzionale incremento dell'indennità, finalità che può essere garantita ad invarianza finanziaria attraverso un contingentamento (o quanto meno una riduzione) dei nuovi ingressi".
Non ha tardato ad arrivare la replica dell’Unione Nazionale Giudici di Pace, giunta a mezzo del Presidente, Maria Flora Di Giovanni, e del Segretario Generale, Alberto Rossi, i quali si sono detti “sbalorditi” rispetto a quanto comunicato dell’ANM.
Secondo i giudici di pace, “è gravissima l'affermazione di ANM che vorrebbe limitare le motivazioni della nostra protesta a ragioni di natura meramente economica”.
“Non sono certo i nostri scioperi, ma proprio il trattamento indecoroso riservato ai giudici di pace ed ai magistrati onorari ad attentare gravemente agli inviolabili diritti di Giustizia dei cittadini”.
Lo sciopero protratto da oltre un anno è volto – hanno spiegato dall'Unagipa – proprio a garantire un migliore servizio Giustizia e a preservare l'indipendenza dei giudici onorari e la loro professionalità, “cancellate da una riforma che vorrebbe relegarci a mere “ancelle” dei magistrati di carriera”.
Questo senza contare “la necessità ineludibile di un corretto inquadramento della magistratura onoraria nell'ambito dei principi fondamentali sanciti dall'ordinamento costituzionale e comunitario”.
E per tali ragioni, è stato convocato, il 1° marzo, il direttivo nazionale congiunto dell'Unione Nazionale Giudici di Pace e dell'Associazione Nazionale Giudici di Pace al fine di decidere sulla proclamazione immediata di un nuovo mese di sciopero da tenersi subito dopo le elezioni.
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