Scade il periodo di comporto? Datore non tenuto ad avvisare il dipendente

Pubblicato il 10 novembre 2021

Parte datoriale non ha l’obbligo di comunicare previamente al lavoratore la scadenza del periodo di comporto.

Ciò posto, va escluso che possano configurarsi profili discriminatori a carico del datore di lavoro che non abbia risposto alle richieste del dipendente di conoscere la sua posizione in relazione al predetto periodo di comporto.

Lo ha evidenziato la Corte di cassazione con ordinanza n. 30478 del 28 ottobre 2021, pronunciata in rigetto del ricorso avanzato da un lavoratore contro la sentenza confermativa del suo licenziamento per superamento del periodo di comporto.

Periodo di comporto: nessun obbligo per il datore di comunicarne l’imminente scadenza

Nella decisione di secondo grado, il giudice del gravame aveva escluso che potessero configurarsi profili discriminatori del licenziamento in correlazione alla condotta del datore di lavoro che non aveva dato riscontro alle richieste del lavoratore di conoscere la sua posizione in relazione al periodo di comporto.

Questo, in considerazione dell'insussistenza di un dovere, per la parte datoriale, di comunicare previamente la scadenza del periodo di comporto medesimo.

Secondo il ricorrente, per contro, l'azienda non si era comportata secondo correttezza in quanto avrebbe dovuto avvertire dell'imminente scadenza del comporto.

Nel confermare le conclusioni contenute nella sentenza impugnata, gli Ermellini hanno ricordato quanto enunciato, in proposito, dalla giurisprudenza di legittimità.

In assenza di qualsiasi obbligo previsto dalla contrattazione collettiva, l’impresa non ha l'onere di avvertire preventivamente il lavoratore della imminente scadenza del periodo di comporto per malattia al fine di permettere al lavoratore di esercitare eventualmente la facoltà di chiedere tempestivamente un periodo di aspettativa.

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