Robin tax illegittima, ma solo per il futuro

Pubblicato il 12 febbraio 2015 Ormai è ufficiale, la Robin tax è illegittima. A sancirlo la Corte Costituzionale con la sentenza n. 10/2015, depositata il giorno 11 febbraio.

La Consulta ha bocciato il prelievo extra sui profitti delle imprese petrolifere e del settore energetico. La norma introdotta dal Dl 112/2008 durante il Governo Berlusconi, con le successive modifiche apportate fino al 2011, è stata considerata dai giudici costituzionali lesiva del principio di uguaglianza e di quello della capacità contributiva, sanciti rispettivamente dagli articoli 3 e 53 della Costituzione.

Accogliendo i dubbi di incostituzionalità sollevati dalla Ctp Reggio Emilia, la Consulta ha evidenziato come il “vizio di irragionevolezza” emerge proprio dalla configurazione della stessa addizionale Ires, che di fatto non è una aliquota limitata ai soli extra-profitti, ma una vera e propria maggiorazione dell’aliquota Ires che si applica all’intero reddito d’impresa.

Dunque, niente più addizionale Ires del 6,5% applicabile ai settori petrolifero e dell'energia, fatti salvi, però, i rapporti esauriti.

Per mettere al riparo i conti dello Stato ed evitare un buco di qualche miliardo di euro, la Consulta ha infatti espressamente previsto che la sentenza produrrà i suoi effetti soltanto “pro futuro”.

No effetti retroattivi

Nelle motivazioni della sentenza si legge che: “l'applicazione retroattiva della presente declaratoria di illegittimità costituzionale determinerebbe anzitutto una grave violazione dell'equilibrio di bilancio ai sensi dell'art. 81 Cost.”.

La decisione, dunque, avrà effetto solo a partire dal giorno successivo alla sua pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale”.

Nonostante siano salvi gli equilibri di bilancio passati, il Governo sarà comunque tenuto a provvedere alla copertura del gettito che verrà a mancare negli anni futuri a seguito della bocciatura della Robin tax, che potrebbe quantificarsi in circa un miliardo di euro l’anno.

Nello specifico il Dipartimento delle finanze stima che la decisione potrebbe produrre effetti negativi sui conti pubblici per circa 700 milioni nell’anno 2015 e di circa 800 milioni a partire dal 2016.

La Corte in virtù del potere concessole “di regolare gli effetti delle proprie decisioni e ai relativi limiti”, ha convenuto che non si potrebbe fare altrimenti, dal momento che la sola ipotesi della restituzione dei versamenti connessi alla dichiarazione di illegittimità della Robin tax “determinerebbe, infatti, uno squilibrio del bilancio di entità tale da implicare la necessità di una manovra finanziaria aggiuntiva, anche per non venire meno al rispetto dei parametri cui l’Italia si è obbligata in sede di unione europea e internazionale”.

Sulla questione della illegittimità costituzionale della Robin tax, si è espresso anche il viceministro dell’Economia Morando, che ha definito la sentenza storica per ciò che riguarda la sua non applicazione retroattiva. Per la prima volta, infatti, la Consulta, nel prendere una decisione, ha tenuto conto degli effetti che essa avrebbe prodotto facendosi carico della possibile violazione dell'articolo 81 della Costituzione derivante appunto dagli effetti di una sua sentenza.
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