Deciso a “compensare” l’abbattimento dell’aliquota IRES dal 33 per cento al 27,5 per cento, il legislatore ha introdotto in Finanziaria 2008 la stretta sugli interessi passivi, limitandone la deducibilità al 30 per cento del Risultato operativo lordo (Rol). Le disposizioni approdano ora alla prova dei bilanci e delle dichiarazioni. Le società avviano così i calcoli dell’aggravio fiscale che ne deriva. Molte dovranno corrispondere una maggiore IRES rispetto allo scorso anno, quando i limiti da thin cap e pro rata patrimoniale non interessavano che un contenuto numero di soggetti e colpivano solo la pesante sottocapitalizazione.
All’opposto, il vincolo del Rol è generalizzato, lasciando estranee alla stretta soltanto le società di persone e poche imprese di lavori pubblici. Poi si basa su variabili che nel breve termine il contribuente non può riequilibrare, anche aumentando il capitale.
Una circolare delle Entrate – la numero 19 di qualche giorno fa – ha chiarito quali interessi debbano essere considerati nel confronto con la soglia di deducibilità: oneri finanziari tipici derivanti dal contratto di mutuo, dal leasing da prestiti obbligazionari e titoli similari e interessi maturati su ogni altro rapporto che abbia causa finanziaria.
Per un “impatto zero” della riforma su essi (molti non subiscono un aggravio perché hanno un debito ridotto, cosicché gli interessi passivi non superano la soglia), i gruppi quotati non hanno registrato alcun effetto negativo sui conti del 2008. Ma le nuove regole gravano pesantemente sulle Piccole e medie imprese (Pmi). “Sono i “piccoli” a pagare il prezzo più alto della stretta sugli interessi passivi: per gli artigiani è ridotto il beneficio della riduzione dell’aliquota IRES dal 33% al 27,5% anch’esso deciso dalla manovra 2008”. Lo assicura Claudio Carpentieri, il responsabile fiscale di Cna. Beniamino Pisani (Casartigiani) auspica una correzione del regime e per il responsabile fiscale di Confcommercio, Antonio Vento, “la norma nasce difettosa perché penalizza soprattutto alcune categorie: per esempio, le imprese che commerciano con l’estero, che hanno interessi passivi molto alti”. Marino Gabellini (Confesercenti) lamenta la scarsa attenzione per le Pmi. Ed il responsabile fiscale di Confartigianato, Andrea Trevisani, sostiene che l’impatto del tetto alla deducibilità degli interessi passivi è aggravato dalla congiuntura economica, che rischia di rendere insostenibile per le società di artigiani e commercianti la stretta imposta.
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