Risarcimento da mobbing a carico dell'azienda "indifferente"
Pubblicato il 30 marzo 2010
La Corte di cassazione, con la sentenza n. 7382 del 26 marzo 2010, ha respinto il ricorso presentato da un'azienda contro la decisione con cui i giudici di merito l'avevano condannata al risarcimento dei danni da mobbing subiti da un dipendente a seguito dei continui insulti, rimproveri ed umiliazioni rivoltigli dal direttore dello stabilimento.
Nel testo della decisione, i giudici di legittimità hanno ricordato come quella di mobbing sia una condotta del datore, protratta nel tempo, “consistente in reiterati comportamenti ostili che assumono la forma di discriminazione o di persecuzione psicologica da cui consegue la mortificazione morale e l'emarginazione del dipendente nell'ambiente di lavoro, con effetti lesivi dell'equilibrio fisiopsichico e della personalità del medesimo”. Nel caso in esame, i giudici di merito avevano accertato che il lavoratore era stato preso di mira dal direttore e, conseguentemente, fatto oggetto di continui insulti e rimproveri nonchè umiliato e ridicolizzato avanti ai colleghi di lavoro ed adibito sempre più spesso ai lavori più gravosi, e ciò “nella indifferenza, tolleranza e complicità del legale rappresentate della società”.