Verrà esaminata a breve (forse anche oggi), in un vertice di maggioranza, l’ultima bozza del disegno di legge sulla riforma della giustizia a firma Bonafede.
Rispetto al testo approvato a luglio “salvo intese” dal precedente Governo, nel documento inviato ai partiti del nuovo Esecutivo sono presenti diversi ritocchi.
In primis, è stata definita una più articolata determinazione della durata dei processi, penali e civili, in funzione della relativa complessità.
Così, per le cause penali a più elevato tasso di complessità - come nel caso di reati in materia di criminalità organizzata, terrorismo, reati contro la Pubblica amministrazione, falso in bilancio, bancarotta - si prevede una durata massima non superiore a 6 anni (3 anni per il primo grado, 2 per il secondo, uno per la cassazione).
Per i procedimenti di competenza del giudice unico, invece, la durata massima complessiva diventa di 4 anni (anni che, dal 2022, diventeranno 3, uno per ogni grado di giudizio).
Con riferimento agli altri procedimenti penali, attribuiti al tribunale in composizione collegiale, la durata massima sarà di 5 anni.
Tra le altre novità, la bozza di riforma introduce anche misure volte ad incentivare i riti alternativi, quali rito abbreviato e patteggiamento, nonché alcuni ritocchi in tema di inappellabilità.
Anche rispetto alle cause civili, la durata massima base sarà di 6 anni, ad esclusione dei giudizi in materia di lavoro e previdenza, di separazione personale dei coniugi, di cessazione degli effetti civili del matrimonio, per i quali viene fissato un tetto di 4 anni.
Per perseguire il rispetto di queste tempistiche, viene introdotto un illecito disciplinare a carico del giudice negligente che sfori gli indicati limiti per almeno un quinto dei fascicoli, civili o penali, a lui affidati.
Nel corso del vertice dovrebbero essere discusse anche alcune proposte di intervento promosse dal PD.
Al momento, invece, non giunge nessuna novità sul fronte prescrizione: la posizione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, sembra ferma: “la prescrizione è già legge” - ha precisato in un’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica” e pubblicata il 10 novembre scorso - “Se tutti saremo d’accordo, lo saranno il prima possibile anche le nuove norme per dimezzare i tempi dei processi”.
Il ministro, sul punto, ha ribadito: “il primo gennaio non ci sarà nessuna apocalisse per via dell’entrata in vigore della nuova prescrizione. I primi effetti processuali non si avranno prima del 2024”.
E questo nonostante le diverse iniziative e richieste avanzate dagli addetti ai lavori, avvocati in primis, i quali, si rammenta, hanno più volte sollecitato il rinvio della riforma della prescrizione, nonchè, nel caso dei penalisti, hanno indetto anche un nuovo sciopero di protesta che si terrà a dicembre.
Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".