E’ ormai imminente la presentazione, in Consiglio dei ministri, del testo del disegno di legge delega per la riforma del Codice di procedura penale, per come messo a punto dal ministero della Giustizia.
L’intervento, presentato ieri dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, alle rappresentanze dell’avvocatura e dei magistrati dell’Anm, coinvolge diversi aspetti procedurali, come:
La bozza introdurrebbe, altresì, alcune misure in tema di sanzioni disciplinari nel caso in cui il PM trasgredisca per dolo o negligenza inescusabile alle prescrizioni su notifica dell’avviso di chiusura delle indagini, richiesta di archiviazione, avviso di deposito della documentazione nonché se, dopo la notifica dell’avviso di deposito, non provveda ad esercitare l’azione penale oppure a chiedere l’archiviazione entro 30 giorni dalla presentazione della richiesta del difensore.
Dopo aver partecipato alla presentazione dello schema di riforma, l’Unione delle Camere penali ha espresso, con un comunicato, la propria posizione in ordine alle misure ivi contenute.
Nella nota, gli avvocati penalisti hanno riconosciuto il merito della bozza del Guardasigilli “di non avventurarsi su strade impervie di rivisitazione di istituti di garanzia o di acquisizione della prova al dibattimento, come qualcuno aveva proposto”.
Tuttavia, l’Ucpi ha evidenziato la debolezza dei punti della delega, in alcuni passaggi “fortemente rinunciatari rispetto alle indicazioni che unitariamente erano pervenute dall’avvocatura penale e dalla magistratura associata per razionalizzare la regola di giudizio dell’udienza preliminare e la sua struttura, l’estensione dei riti alternativi e le linee guida per un intervento di depenalizzazione”.
Secondo le Camere penali, soprattutto, la rinuncia a qualsiasi ipotesi di allargamento del patteggiamento e la genericità dei punti di delega “caratterizzano una proposta destinata a non incidere concretamente sulla durata dei tempi del processo”.
Sulla bozza di riforma si è espresso anche il Consiglio Nazionale Forense, a mezzo del Presidente, Andrea Mascherin.
Il CNF - si legge in una nota pubblicata ieri - ritiene che, nel complesso, i principi della delega, “scaturiti dall’esito del confronto promosso in questi mesi dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede con avvocatura e magistratura”, siano “utili a realizzare, in sede di decreti attuativi, gli strumenti adatti a una definizione dei procedimenti nelle fasi antecedenti al dibattimento, sia ampliando alcune facoltà difensive da un lato, sia individuando percorsi più vincolati per il pubblico ministero dall’altro lato e infine rafforzando i poteri decisionali dei giudici dell’udienza preliminare”.
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