La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12247 depositata in data 19 maggio 2010, si è espressa sulla vicenda che ha interessato una piccola casa editrice, accusata dall’Amministrazione finanziaria di aver esposto in bilancio costi sproporzionati rispetto ai ricavi contabilizzati.
La società è stata oggetto di verifica anche da parte della Guardia di Finanza, che aveva avviato un’indagine sul sospetto che alcune aziende per beneficiare dei contributi per l’editoria avessero aumentato esageratamente i costi per servizi e forniture, emettendo fatture false a soggetti compiacenti facenti parte dello stesso gruppo. La società ha reclamato il fatto che il Fisco per avviare l’accertamento si era basato su testimonianze rese da esperti del settore, che hanno appurato come i servizi resi dalla casa editrice avevano un valore di mercato non congruo.
La Corte di Cassazione ha ritenuto corretto l’accertamento basato sulle dichiarazioni di altri esponenti del settore, che hanno testimoniato come la fornitura di servizi oggetto di controllo avesse un valore di mercato molto inferiore a quello dichiarato dalla casa editrice. In conclusione, la Corte riconosce il valore di prova alle testimonianze rese da persone esperte del settore se esse sono finalizzate a dimostrare che le spese dichiarate dalla società sono state “gonfiate”, non solo con lo scopo di abbattere il carico fiscale ma anche per assicurarsi indebiti finanziamenti pubblici.
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