La pubblica amministrazione, anche nello svolgimento dell’attività autoritativa, deve rispettare, oltre alle norme di diritto pubblico, anche le norme generali dell’ordinamento civile che impongono di agire con lealtà e correttezza; la violazione di queste ultime può determinare una responsabilità da comportamento scorretto, incidente non sull’interesse legittimo, ma sul diritto soggettivo di autodeterminarsi liberamente nei rapporti negoziali, ossia sulla libertà di compiere le proprie scelte negoziali senza subire ingerenze illecite frutto dell’altrui scorrettezza.
Nell’ambito, poi, del procedimento di evidenza pubblica, i doveri di correttezza e buona fede sussistono, in capo all’amministrazione, anche prima e a prescindere dell’aggiudicazione, con riferimento a tutte le fasi della procedura ad evidenza pubblica, “con conseguente possibilità di configurare una responsabilità precontrattuale da comportamento scorretto nonostante la legittimità dei singoli provvedimenti che scandiscono il procedimento”.
Detta responsabilità precontrattuale può discendere non solo da comportamenti anteriori al bando, ma anche da qualsiasi comportamento successivo che risulti contrario alla correttezza e buona fede, all’esito di una verifica del caso concreto.
Perché nasca la responsabilità dell’amministrazione non basta, tuttavia, che il privato dimostri la propria buona fede soggettiva (ovvero che egli abbia maturato un affidamento incolpevole circa l’esistenza di un presupposto su cui ha fondato la scelta di compiere conseguenti attività economicamente onerose), ma occorrono gli ulteriori seguenti presupposti, ed ossia:
Sono questi i principi di diritto affermati dal Consiglio di Stato, in adunanza plenaria, con sentenza n. 5 depositata il 4 maggio 2018.
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