Relazione del Garante Privacy sul 2016

Pubblicato il 07 giugno 2017

Bilancio e prospettive di azione

L'Autorità Garante per la protezione dei dati personali, presieduta da Antonello Soro, ha presentato, il 6 giugno 2017, la relazione sull'attività svolta nel 2016 e sullo stato di attuazione della normativa privacy, che oltre a tracciare un bilancio, indica le prospettive di azione verso cui l’Autorità intende muoversi, anche in vista dell’applicazione del nuovo Regolamento europeo (da maggio 2018) sulla protezione dei dati personali.

Molti sono i settori in cui il Garante è intervenuto nel corso del 2016, tra cui: la cybersicurezza ed il cyberbullismo, la lotta al terrorismo e la sorveglianza di massa, la profilazione on line ed i social media, l’uso delle nuove tecnologie nel lavoro, la trasparenza nella p.a. digitale e le garanzie ai cittadini, il fisco e la riservatezza dei contribuenti, il fenomeno del telemarketing, le intercettazioni e la protezione dei dati contenuti negli atti processuali, i media e la tutela dei minori, il diritto dei consumatori, le grandi banche dati pubbliche, il mondo della scuola, il diritto all'oblio, la sanità.

I grandi motori di ricerca e social network: protezione dati

In particolare, è proseguito il lavoro del Garante per assicurare la protezione dei dati on line soprattutto da parte dei grandi motori di ricerca e social network (come Google e Facebook), così come grande impegno è stato dedicato alla illustrazione delle novità di cui al suddetto Regolamento europeo, mediante la partecipazione alla elaborazione di apposite Linee guida in vista della sua applicazione in Italia.

Cyberbullismo, scuola, sanità, lavoro e p.a. on line

Riguardo al fenomeno del cyberbullismo l’Autorità ha portato avanti l’attività di vigilanza procedendo sia d’ufficio che a seguito di specifiche segnalazioni. Per quanto concerne la scuola, ha pubblicato una guida per aiutare studenti, famiglie, professori ed amministrazioni scolastiche a muoversi agevolmente nel mondo della protezione dei dati. Ed ancora, sul fronte sanità, è intervenuto nella regolamentazione dell’uso delle impronte digitali per controllare l’accesso alle strutture ospedaliere ed ha fornito indicazioni sul registro dei tumori, sul nuovo sistema informativo trapianti e sulla procreazione assistita.

In materia di lavoro, il Garante ha fissato le regole per l’uso delle nuove tecnologie dopo l’introduzione del job act ed ha altresì individuato dei limiti alla trasparenza on line della Pa, bloccando, in alcuni casi, la diffusione di dati sensibili. A tal proposito, si sovviene la particolare azione intrapresa per rafforzare le garanzie dei cittadini nell'attuazione dello Spid.

Fisco, attività commerciali, telemarketing, privacy e diritto di cronaca

Sul fronte fisco, l’Autorità è intervenuta per garantire maggiore sicurezza nell'accesso ai dati da parte degli intermediari, così come per la messa in sicurezza delle gradi banche dati pubbliche quale l’Anagrafe tributaria. Altre tappe di rilievo, nel 2016, sono l’entrata in vigore del Codice sulle informazioni commerciali – per conciliare le esigenze delle imprese ed il corretto uso dei dati sull’affidabilità di imprenditori e manager – e la pubblicazione di un vademecum sulle corrette procedure da adottare nel settore recupero crediti.

E’ proseguito inoltre l’impegno per sconfiggere l’intensità del c.d. telemarketing selvaggio (con accertamento di rilevanti illeciti da parte delle società telefoniche e nuove ispezioni su alcuni call center albanesi) anche mediante proposte di modifiche normative per rafforzare le garanzie dei cittadini. Altro tassello fondamentale, infine, il rapporto tra privacy e diritto di cronaca, con riguardo, in particolar modo, alla tutela dei minori.

Attività internazionale

Non meno rilevante è l’attività del Garante sul fronte internazionale. Esso ha difatti partecipato attivamente alla riforma della disciplina europea in materia di protezione dati personali, prendendo parte alle riunioni del Consiglio dell’Unione europea. Particolarmente significativo, inoltre, è il parere adottato ai fini dell’accordo sul trasferimento dei dati negli Usa (c.d. Privacy Shield). Non vanno infine sottaciuti – riporta ancora la relazione - i numerosi accordi di cooperazione con omologhe autorità dei Paesi dell’Est Europa per promuovere scambi di informazioni anche a fini ispettivi.

 

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