Il 19 giugno 2024, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione ha presentato presso la Camera dei Deputati la Relazione Annuale sull'attività svolta dalla COVIP nel 2023 che illustra lo stato dei settori vigilati (fondi pensione e casse di previdenza), le cui risorse ammontano complessivamente a circa 338 miliardi di euro.
La Presidente COVIP ha inoltre evidenziato le prospettive evolutive di tali settori.
Il 2023 segna la ripresa delle forme pensionistiche integrative.
Alla fine del 2023 esistono in Italia 302 fondi pensione, suddivisi come segue:
Questo processo ha portato a una crescita della dimensione media dei fondi, permettendo il potenziale sfruttamento di economie di scala e guadagni di efficienza a vantaggio degli iscritti.
Alla fine del 2023, la platea degli iscritti alla previdenza complementare in Italia è salita a 9,6 milioni (+3,7% rispetto all'anno precedente). Gli iscritti rappresentano il 36,9% della forza lavoro.
I fondi negoziali contano 3,9 milioni di iscritti (+5,4% rispetto al 2022). Si evidenza che oltre il 50% delle adesioni deriva dalla c.d. adesione contrattuale, mentre l’aumento delle iscrizioni nel settore pubblico va ricondotto al meccanismo del silenzio-assenso per i lavoratori neo-assunti.
Sono invece 1,9 milioni di iscritti ai fondi aperti (+5,9%) e 3,9 milioni (+1,7%) quelli che hanno aderito ai PIP mentre i fondi preesistenti contano 656.000 iscritti.
Secondo le caratteristiche socio-demografiche, si conferma il gander gap in quanto il 61,7% degli iscritti alla previdenza complementare sono uomini con una prevalenza del 72,7% di adesione ai fondi negoziali. Nelle forme di mercato, le donne raggiungono il 42,6% nei fondi aperti e il 46,6% nei PIP.
In relazione al gap generazionale, la maggior parte degli iscritti ha un'età compresa tra 35 e 54 anni (47,8%) e il 32,9% ha almeno 55 anni. Tuttavia, la quota dei giovani fino a 34 anni è cresciuta dal 17,6% del 2019 al 19,3% del 2023, riflettendo una tendenza crescente delle famiglie ad aprire posizioni previdenziali per i figli.
Fermo restando l’inferiorità percentuale rispetto alle altre fasce, confrontato con il quinquennio precedente, la partecipazione alla previdenza complementare dei giovani (fino a 34 anni) è aumentata di 6 punti percentuali passando dal 17,6% del 2019 al 19,3% del 2023, mentre quella delle altre fasce è cresciuta di 3,5-4 punti percentuali.
Con riferimento all’occupazione, Il 37,6% dei lavoratori dipendenti aderisce a forme complementari a fronte del 23,5% dei lavoratori autonomi. Quanto all’area geografica, il tasso di partecipazione è più alto nelle regioni settentrionali, mentre si attesta al di sotto della media nazionale il meridione.
Le risorse accumulate dalle forme pensionistiche si attestano a 224,4 miliardi (+ 9,1% rispetto al 2022), tale incremento è determinato dalla dinamica positiva dei mercati finanziari. Nel 2023, i contributi annuali versati dalle donne alla previdenza complementare sono inferiori del 16% rispetto a quelli degli uomini, con una media di 2.540 euro contro i 3.010 euro degli uomini. Questo divario tende ad aumentare con l’avanzare dell'età.
Le regioni del Nord Italia registrano contribuzioni medie più elevate, con punte che raggiungono i 3.500 euro, il doppio rispetto alle regioni del Mezzogiorno. Gli iscritti non versanti, pari a circa 2,6 milioni, sono prevalentemente presenti nelle forme di mercato e tra i lavoratori autonomi.
La Relazione evidenzia la necessità di sviluppare ulteriormente la previdenza complementare in Italia, affrontando i fattori strutturali che ne ostacolano la crescita, come il gap di genere, la bassa partecipazione dei giovani e la disparità geografica.
Vengono proposti interventi di manutenzione evolutiva finalizzati a migliorare l'attrattività e l'efficienza del sistema ed in particolare mediante la rimodulazione dei benefici fiscali e il rafforzamento del processo di accumulo delle risorse.
Infine, la COVIP sottolinea l'importanza della conoscenza, dell'informazione e dell'educazione finanziaria volte a favorire decisioni di risparmio maggiormente adeguate, nonché la necessità di ampliare le opzioni di pay-out offrendo più flessibilità nella fase di erogazione delle prestazioni previdenziali.
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