Il reddito di libertà è l’oggetto della circolare n. 54 del 5 marzo 2025, con cui l’Inps riassume i principali aspetti di questo sostegno economico, in seguito all'emanazione del decreto del 2 dicembre 2024 con cui la presidenza del Consiglio dei ministri ha definito le risorse economiche e loro ripartizione.
Il reddito di libertà è una misura di sostegno economico destinata alle donne vittime di violenza, con l’obiettivo primario di garantire loro l’autonomia e l’indipendenza economica.
Questo contributo nasce dalla necessità di aiutare le donne che si trovano in situazioni di grave vulnerabilità, in particolare quelle che stanno affrontando percorsi di uscita da situazioni di violenza domestica o di abuso.
L’emancipazione economica è infatti un passo fondamentale per garantire alle donne la possibilità di ricostruire la propria vita, garantendo loro la sicurezza necessaria per vivere lontano dalla violenza.
Il contributo economico ha una finalità mirata, ovvero quella di sostenere principalmente le spese necessarie per assicurare l'autonomia abitativa, elemento cruciale per le donne che intraprendono un cammino di indipendenza.
Il sostegno finanziario consente anche di sostenere il percorso di emancipazione, che include il miglioramento della propria situazione lavorativa e sociale, e la possibilità di garantire un futuro sereno ai propri figli, quando presenti, facilitando il loro accesso a percorsi scolastici e formativi. I
Il reddito di libertà viene gestito dall'Inps, incaricato della distribuzione di questo contributo economico.
L'Istituto svolge un ruolo centrale non solo nella gestione delle risorse, ma anche nel monitoraggio e nella verifica dei requisiti di accesso, nonché nella gestione dei pagamenti, collaborando attivamente con i centri antiviolenza e con i servizi sociali che sono fondamentali per garantire che le donne vittime di violenza ricevano un supporto concreto e mirato, durante e dopo il loro percorso di fuoriuscita da una condizione di violenza.
I centri antiviolenza sono luoghi protetti e strutturati dove le donne possono trovare supporto psicologico, legale e sociale.
Essi hanno un ruolo determinante nel processo di identificazione delle donne idonee a beneficiare del Reddito di Libertà, poiché sono i centri stessi a certificare il percorso di emancipazione intrapreso dalla richiedente e a dichiarare lo stato di bisogno che giustifica la richiesta del contributo.
Senza il supporto di questi centri, che sono a stretto contatto con le donne e le loro situazioni, l’Inps non sarebbe infatti in grado di gestire adeguatamente il flusso delle domande.
E' quindi essenziale che le richiedenti si rivolgano ai centri antiviolenza per poter accedere al contributo, che rappresenta un punto di partenza per il recupero dell'autonomia economica e personale.
Le richiedenti devono essere donne che hanno subito violenza, siano esse cittadine italiane, comunitarie o straniere.
La violenza può essere di natura fisica, psicologica, economica o sessuale, e le donne che si trovano in queste situazioni sono quelle che possono beneficiare del contributo per intraprendere un percorso di emancipazione.
Tuttavia, non basta essere vittima di violenza per poter accedere al reddito di libertà: le richiedenti devono anche soddisfare una serie di requisiti legali e di residenza, che variano a seconda della cittadinanza della donna.
E’ necessario infatti che la richiedente sia residente in Italia e che, se straniera, possieda permessi di soggiorno che garantiscano il diritto di soggiorno nel territorio italiano.
Le donne straniere che desiderano accedere al Reddito di Libertà devono dunque essere in possesso di specifici permessi di soggiorno, che possono essere di vario tipo, a seconda della situazione della richiedente.
Le donne in possesso di permesso di soggiorno per protezione speciale o status di rifugiate politiche hanno diritto di accedere al contributo. Inoltre, la normativa prevede che anche le donne che hanno ottenuto la protezione sussidiaria possano beneficiare della misura, in quanto l'obiettivo del reddito di libertà è quello di supportare tutte le donne in stato di necessità, indipendentemente dalla loro nazionalità.
Inoltre, le donne straniere che possiedono una carta di soggiorno per familiari di cittadini dell’Unione Europea o un permesso di soggiorno UE possono accedere al contributo, a condizione che siano in grado di documentare la loro situazione di bisogno e il percorso di emancipazione.
Il ruolo dei centri antiviolenza è fondamentale per la concessione del reddito di libertà: questi centri non solo forniscono supporto psicologico e legale, ma sono anche incaricati di attestare il percorso di emancipazione della donna, il quale è una delle condizioni necessarie per accedere al contributo.
I centri antiviolenza hanno quindi il compito di accompagnare le donne attraverso il difficile processo di uscita dalla violenza, e di monitorare i progressi fatti nel recupero dell'autonomia economica e sociale.
Inoltre, i centri antiviolenza e i servizi sociali sono chiamati a certificare lo stato di bisogno della richiedente, che è essenziale per la valutazione della domanda da parte dell'Inps.
Il contributo economico che le donne possono ricevere può arrivare fino a 500 euro mensili, con un massimo di 12 mesi di erogazione.
Il reddito di libertà viene erogato direttamente sul conto bancario della beneficiaria, tramite bonifico bancario o altro metodo di pagamento elettronico.
Il pagamento del contributo avviene in un’unica soluzione per l’intero periodo di 12 mesi.
Per ricevere il pagamento, la richiedente dovrà fornire i dettagli relativi al proprio Iban, che può essere associato sia a un conto corrente bancario che a una carta prepagata.
La presentazione della domanda deve avvenire attraverso una procedura online, a cui le donne interessate possono accedere attraverso il portale ufficiale dell’Inps.
Il primo passo per presentare la domanda è accedere al portale , utilizzando una identità digitale (SPID, Carta di Identità Elettronica - CIE, o Carta Nazionale dei Servizi - CNS).
Una volta effettuato l'accesso al sistema, le richiedenti devono compilare il modulo SR208, in cui sono raccolte tutte le informazioni necessarie per valutare la domanda e attesta sia lo stato di bisogno che il percorso di emancipazione intrapreso dalla donna.
Nel modulo SR208, la donna deve fornire informazioni dettagliate sul proprio percorso di uscita dalla violenza, attraverso una dichiarazione del centro antiviolenza che ha seguito il caso, e la conferma del proprio stato di necessità, che può includere anche l'attestazione di una situazione di urgenza sociale.
Periodo transitorio
Per le domande che non sono state accolte a causa di incapienza delle risorse, è previsto un periodo transitorio.
In questo caso, le donne che non hanno ricevuto il contributo per l’anno in corso, a causa della mancanza di fondi sufficienti, potranno ripresentare la loro domanda con priorità dal 5 marzo 2025 entro il 18 aprile 2025.
La ripresentazione delle domande avviene tramite i Comuni, che provvederanno a verificare che i requisiti per il riconoscimento del contributo siano ancora validi.
Anno 2025 e oltre
A partire dal 2025, le donne che soddisfano i requisiti richiesti per il reddito di libertà potranno presentare la propria domanda fino al 31 dicembre di ogni anno.
Le domande per ciascun anno sono accolte in base alle risorse disponibili per l’anno di riferimento, per cui la data di presentazione della domanda e l’ordine cronologico di invio sono fattori determinanti per l'accoglimento o meno della richiesta.
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