Nel Consiglio dei ministri riunitosi ieri a Palazzo Chigi in tarda serata, il governo ha approvato in via definitiva il “decretone” che dà il via libera alle due misure cardini del programma di M5S e Lega: ossia il Reddito di cittadinanza (RdC) e quota 100. Il decreto legge, in particolare, prevede l’introduzione, a partire dal prossimo aprile:
Dunque, per la piena operatività delle due misure bisogna attendere ancora qualche mese, poiché:
Ma andiamo con ordine e vediamo per sommi capi i punti principali del decreto legge, che ha come obiettivo quello di tutelare le fasce deboli della società e di rilanciare l’occupazione
Il cavallo di battaglia del M5S ha una duplice funzione: quello di garantire un livello minimo di sussistenza e incentivare la crescita personale e sociale dell’individuo attraverso la libera scelta del lavoro e favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione e alla cultura.
Il sostegno economico si trasforma, invece, in pensione di cittadinanza per i nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 67 anni (prima era pari a o superiore a 65 anni), adeguata agli incrementi della speranza di vita.
L’importo del reddito di cittadinanza oscilla tra i 480 e i 9.360 euro annui, in considerazione di alcuni parametri legati al reddito ISEE. Esso decorre dal mese successivo a quello della richiesta ed è riconosciuto, fermo rimanendo il possesso dei requisiti, per un periodo continuativo non superiore ai 18 mesi. Può essere rinnovato, previa sospensione di un mese.
Il Rdc viene riconosciuto dall’INPS ed è erogato tramite la Carta Rdc. Ai suoi beneficiari sono estese le agevolazioni relative alle tariffe elettriche e quelle riguardanti la compensazione per la fornitura di gas naturale riconosciute alle famiglie economicamente svantaggiate.
Per accedere al beneficio bisogna avere determinati requisiti reddituali e patrimoniali, ossia:
Altre disposizioni riguardano la non disponibilità di autoveicoli, motoveicoli, navi e imbarcazioni da diporto. Viene inoltre prevista la compatibilità del Reddito di cittadinanza con la NASpI e con altre forme di sostegno al reddito.
Per la Pensione di cittadinanza, i requisiti di accesso e le regole del beneficio economico sono le medesime del Rdc.
È importante sottolineare, inoltre che si introducono alcune misure “anti-divano”, ossia che garantiscono l’inserimento o il reinserimento del beneficiario del Rdc nel mondo del lavoro, attraverso un percorso personalizzato che potrà riguardare attività al servizio della comunità, riqualificazione professionale, completamento degli studi, nonché altri impegni individuati dai servizi competenti finalizzati all’inclusione sociale e all’inserimento nel mercato del lavoro.
In particolare, il beneficiario dovrà sottoscrivere il patto per il Lavoro o per l’inclusione sociale, partecipare alle specifiche iniziative formative previste e non potrà rifiutare le offerte di lavoro proposte dai Centri per l’impiego in base a specifici requisiti di distanza e di durata del periodo di disoccupazione.
Sono introdotti anche incentivi per le imprese che assumono il beneficiario di RdC a tempo pieno e indeterminato, sotto forma di esoneri contributivi, nonché per i beneficiari che avviano un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale o una società cooperativa entro i primi 12 mesi di fruizione.
L’altro punto fermo voluto dal governo di maggioranza è quota 100, che prevede un’uscita anticipata e alternativa dal mondo dal lavoro, rispetto ai requisiti ordinari previsti dalla Riforma Fornero. Il decreto, in particolare, introduce il diritto alla pensione anticipata, senza alcuna penalizzazione, al raggiungimento di un’età anagrafica di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni. La misura è sperimentale e vale per il triennio “2019-2021”.
Ma da quando è possibile andare in pensione? Ebbene, l’uscita è differenziata a seconda che si tratti di un lavoratore privato o pubblico. Nel primo caso, la finestra mobile si aprirà dal primo aprile 2019 se raggiunto i requisiti indicati entro il 31 dicembre 2018. Per i lavoratori pubblici, invece, che abbiano maturato i requisiti entro la data di entrata in vigore del decreto, la prima decorrenza utile è agosto 2019. Inoltre, potranno andare in pensione dal prossimo primo settembre (inizio dell’anno scolastico) i lavoratori della scuola.
Il decreto prevede, inoltre:
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