Nella seduta dell’8 maggio 2018, il Consiglio dei ministri ha approvato, tra gli altri provvedimenti, due decreti legislativi volti a dare attuazione ad altrettante direttive europee.
Il primo decreto, approvato in esame definitivo, è finalizzato ad attuare la direttiva (UE) 2016/943 sulla protezione del know how e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali).
Lo stesso prevede apposite sanzioni penali e amministrative per i casi di acquisizione, utilizzo o divulgazione di tali informazioni.
Da segnalare, in primo luogo, la sostituzione, nel codice della proprietà industriale, delle parole “informazioni aziendali riservate”, con l’espressione “i segreti commerciali”.
Viene, inoltre, ampliato il divieto di acquisire, rivelare o utilizzare, in modo abusivo, informazioni ed esperienze aziendali, salva l’ipotesi in cui queste siano state conseguite in modo indipendente.
L’utilizzo e la divulgazione di un segreto commerciale vengono, poi, considerati illeciti anche se si conosca o si sarebbe dovuto conoscere che il segreto commerciale era stato ottenuto, direttamente o indirettamente, da un terzo che illecitamente lo utilizzava.
A seguire, si prevede che costituiscano utilizzo illecito di un segreto commerciale la produzione, l’offerta o la commercializzazione di merci costituenti violazione oppure l’importazione, l’esportazione o lo stoccaggio di merci costituenti violazione a tali fini; questo anche se il soggetto che svolgeva tali attività era a conoscenza o, avrebbe dovuto esserlo, del fatto che il segreto commerciale era stato utilizzato illecitamente.
E’ stato, infine, riscritto l’articolo 623 del Codice penale (Rivelazione di segreti scientifici o industriali) prevedendo che la pena della reclusione fino a due anni si applichi nei confronti di chiunque, avendo acquisito in modo abusivo segreti commerciali, li riveli o li impieghi a proprio o altrui profitto.
Il secondo decreto legislativo, anch’esso approvato in esame definitivo, reca attuazione alla direttiva (UE) 2016/801 sulle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di Paesi terzi per motivi di ricerca, studio, tirocinio, volontariato, programmi di scambio di alunni o progetti educativi e collocamento alla pari.
Tra gli obiettivi del provvedimento – si legge nel comunicato stampa di fine seduta del Consiglio dei ministri – vi è quello di stabilire le condizioni di ingresso e di soggiorno, per un periodo superiore ai 90 giorni, di aprire ai cittadini dei Paesi terzi a fini di ricerca, in modo che diventi un polo di attrazione per la ricerca e l’innovazione, di favorire la mobilità all’interno dell’Unione dei familiari dei ricercatori e di equiparare i dottorandi ai ricercatori.
Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".