I professionisti inadempienti alle disposizioni in materia di obblighi antiriciclaggio rischiano di vedere più che raddoppiate le sanzioni amministrative a cui vanno incontro, essendo possibile effettuare la somma materiale delle stesse nel caso in cui gli obblighi di mancata identificazione, o tardiva, omessa o incompleta registrazione riguardino più clienti.
Lo precisa la Fondazione Nazionale dei dottori commercialisti nella circolare del 15 ottobre 2016 dal titolo “I pesanti costi della depenalizzazione antiriciclaggio”.
Nel documento vengono presi in esame alcuni effetti sorti dopo l'entrata in vigore – lo scorso 6 febbraio – del Decreto legislativo 15 gennaio 2016, n. 8, recante “Disposizioni in materia di depenalizzazione”.
In particolare la finalità della Fondazione studi è quella di analizzare gli effetti controversi del provvedimento, che, da un lato, produce un aggravio insostenibile delle sanzioni pecuniarie a carico dei professionisti e, dall’altro, lascia insolute le ormai annose questioni connesse alla inadeguatezza e alla sproporzione del carico sanzionatorio in relazione a condotte che spesso corrispondono a mere inadempienze formali.
Nella circolare del 15 ottobre 2016, si specifica che, ai sensi dell'articolo 8 del Decreto depenalizzazione, per i fatti commessi prima della entrata in vigore dello stesso, ossia prima del 6 febbraio 2016, “non può essere applicata una sanzione amministrativa per importo superiore al massimo della pena originariamente inflitta per il reato”. In base a quanto chiarito dalla Fondazione, a riguardo, il riferimento alla pena “inflitta” deve intendersi necessariamente nel senso di pena “prevista” dalla legge.
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