La direttiva sulle professioni regolamentate ha compiuto un passo in avanti: il 14 giugno 2018, a Strasburgo, il Parlamento Ue ha approvato la risoluzione sulla proposta di direttiva relativa a un test di proporzionalità, prima dell’adozione di nuove regole in materia di professioni.
L’obiettivo degli eurodeputati è quello di stabilire criteri uniformi per garantire che le valutazioni sulla proporzionalità da parte degli Stati membri, prima dell’introduzione di nuove regole sulle professioni, assicurino “il corretto funzionamento del mercato interno” e garantiscano “trasparenza e un elevato livello di tutela dei consumatori”.
La proposta di direttiva da parte della Commissione Ue à arrivata il 10 gennaio 2017, dopo che dalle precedenti consultazioni era emersa un’applicazione “incoerente del principio di proporzionalità e una mancanza di trasparenza”.
La nuova direttiva si propone di evitare l’adozione di ulteriori regolamentazioni interne che blocchino la circolazione dei professionisti, il diritto di stabilimento e la libera prestazione dei servizi.
Il test di proporzionalità, già inserito nella direttiva 2005/36 sul riconoscimento delle qualifiche professionali, non ha finora funzionato in modo effettivo. Per tale ragione, si è avvertita la necessità di regolamentarlo in un documento apposito.
La nuova proposta di direttiva comunitaria, nel rispetto dell’autonomia degli Stati, fissa l’onere della prova circa la necessità e la proporzionalità della misura sugli Stati membri, tenuti ad un’analisi oggettiva delle circostanze.
Il test di proporzionalità, infatti, vuole migliorare la trasparenza sul modo in cui determinate professioni sono regolamentate nell'Unione europea.
Pertanto, il suo fine è quello di garantire che le misure nazionali siano proporzionate e non restringano eccessivamente l'accesso alle professioni o creino oneri ingiustificati nel mercato interno. Nel disciplinare le professioni, gli Stati membri dovranno effettuare un test della proporzionalità prima dell'adozione di nuove norme, valutando se le modifiche sono giustificate e quali potrebbero essere i potenziali effetti sulle parti interessate e sulle imprese.
Per rispettare il requisito della proporzionalità e l’idoneità del provvedimento a conseguire l’obiettivo perseguito, le autorità nazionali devono procedere a un confronto con altre attività e con la possibile adozione di misure meno restrittive.
Tra le novità della direttiva, l’introduzione del “titolo professionale protetto” che comprende la regolamentazione di una professione “secondo cui l’uso del titolo in un’attività professionale o un gruppo di attività professionali è subordinato, direttamente o indirettamente... al possesso di una specifica qualifica professionale e secondo cui l’uso improprio di tale titolo è soggetto a sanzioni”.
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