Prime relazioni dal XXXI Congresso nazionale forense
Pubblicato il 23 novembre 2012
Il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, ha aperto i lavori del XXXI Congresso nazionale forense che si tiene a Bari dal 22 al 24 novembre.
Nel corso del suo intervento, Alpa ha fatto riferimento alla gravissima situazione economica attuale, situazione che non ha mancato di colpire, tra le professioni, soprattutto quella dell’Avvocatura; l’Avvocatura – continua Alpa – è stata colpita nella remunerazione e nella dignità. Per il presidente del Cnf, inoltre, i parametri, studiati in isolamento dal Ministero della Giustizia, senza avvalersi
dell’apporto del Consiglio Nazionale forense, sarebbero particolarmente
punitivi oltre che irrazionali. Ed anche la proposta di correzione del decreto avanzata nei giorni scorsi dal ministero della Giustizia, sarebbe, in realtà, sospetta, non tenendo conto delle osservazioni avanzate dal Cnf.
Alpa ha poi sottolineato la necessità di una rapida approvazione della riforma forense. “
Da sessant’anni – spiega -
attendiamo un riconoscimento concreto: non possiamo più lasciarci prendere in giro. I pregi della riforma li conosciamo tutti, non è il caso di insistere ancora. Dodici Unioni regionali, 144 Ordini , quasi 190.000 avvocati l’appoggiano senza riserve”. Il timore è che attendendo emendamenti e nuovi passaggi alle Camere “
saremo sorpresi dallo scioglimento del Parlamento, dalle nuove elezioni e da un nuovo corso, nel quale non sappiamo l’Avvocatura come potrà collocarsi”.
Anche Maurizio de Tilla, presidente Organismo unitario dell’avvocatura, è intervenuto alla prima giornata del Congresso. De Tilla ha evidenziato, in particolare, i recenti successi ottenuti dalla categoria per quel che riguarda la conciliazione, le correzioni ai parametri, la formalizzazione di nuove proposte sull'accesso, il rinvio alla Corte costituzionale della questione geografia giudiziaria.
De Tilla, nella sua relazione, ha fatto anche riferimento alla drammatica spaccatura esistente all’interno della categoria degli avvocati: ad un'elite, sempre più ristretta di professionisti che guadagnano bene si affianca una base progressivamente impoverita e toccata dalla crisi economica, la quale si colloca al di sotto dei 10mila euro di reddito all'anno.