Alla cassa la prima rata 2018 dell'IMU e della TASI: c’è tempo fino al 18 giugno 2018, dato che il termine “naturale” del 16 giugno, quest’anno, cade di sabato.
L’adempimento interessa circa 18 milioni di contribuenti, che dovrebbero versare circa 10 miliardi di euro.
Le principali categorie di immobili per le quali è previsto l'obbligo di versare il primo acconto 2018 sono:
prime case di lusso;
seconde case;
negozi;
uffici;
capannoni e terreni non agricoli.
L’Imposta municipale propria (IMU) ha come scadenze: il 16 giugno per la prima rata e il 17 dicembre per la seconda rata.
Il primo acconto del 50% del tributo totale è calcolato sulle aliquote IMU 2018 deliberate dal Comune, che prevedono un'aliquota massima sulle prime case di lusso pari al 4 per mille ed un'aliquota massima sulle seconde case del 10,76 per mille.
Per i Comuni senza delibera, le aliquote per il calcolo IMU e TASI da usare per l'acconto, rimangono quelle applicate lo scorso anno, da conguagliare poi con la scadenza del saldo di dicembre.
L’Imposta servizi indivisibili comunali (TASI) è dovuta sull'abitazione principale di lusso, sulle seconde case e altri tipi di immobili, ed è pagata dagli affittuari con una quota tra il 10% e il 30%, ma non se l'immobile è adibito ad abitazione principale.
Il calcolo dell'imposta, avviene rivalutando del 5% la rendita catastale moltiplicata per il coefficiente in base alla categoria dell'immobile e, infine, applicando la relativa aliquota TASI.
La percentuale delle aliquote TASI 2018 dipende dalla delibera di ogni singolo Comune, per cui se entro il 31 maggio di ogni anno la giunta comunale pubblica le nuove aliquote, i contribuenti devono utilizzare per la determinazione dell'imposta la nuova percentuale, che può arrivare fino ad un massimo dello 0,8 per mille.
Dall’analisi sul livello medio delle aliquote applicate agli immobili, condotta da Caf Acli, emerge che le aliquote IMU e TASI sono rimaste praticamente ferme dal 2015.
Infatti, se da una parte, vi è stato un blocco degli aumenti, che ha impedito altri rincari, dopo i quattro anni di corsa delle aliquote tra il 2012 e il 2015, dall’altra parte, non sono evidenziati sconti perché la maggior parte dei Comuni non è riuscita a trovare gli “spiragli contabili” per finanziare riduzioni del prelievo.
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