Il presidente del Cndcec, Siciliotti, sbotta: “Increduli di fronte a queste dichiarazioni. Noi da sempre disponibili alla collaborazione, ma serve anzitutto rispetto reciproco... non aiuta la collaborazione evocare “generiche” quanto indimostrate criminalizzazioni dei soggetti cui si va per altro contestualmente a chiedere, per non dire esigere, collaborazione nella lotta all’evasione fiscale”. E conclude con un “Se Befera conosce i nomi ... li faccia!”.
La replica è, però, di tutti i commercialisti che sono stati tacciati dal direttore dell’agenzia delle Entrate, Befera, durante l’audizione alla Commissione Finanze alla Camera di essere gli intermediari dell’evasione. Le risposte arrivano anche dall’Ordine di Milano: “Siamo lieti di questa richiesta e lo rassicuriamo in quanto potrà contare sulla nostra piena collaborazione - dichiara il presidente Luigi Martino – da tempo la categoria opera nell'esclusivo interesse dell'Agenzia delle entrate su molti fronti: dal notevole sforzo, non privo di rischi, per l'invio telematico delle dichiarazioni fino al visto di conformità per asseverare i crediti Iva, anch'esso così carico di rischi professionali che è stata resa obbligatoria una polizza assicurativa. Chiediamo tuttavia al direttore altrettanta collaborazione nell'evitare di contestare ai contribuenti onesti imposte non evase. Un fisco giusto è tale quando persegue gli evasori e premia gli onesti;
e dai tributaristi della Lapet: “Non si può scaricare sui professionisti l'inefficienza dell'amministrazione finanziaria - dice il presidente Roberto Falcone - 56 mila accertamenti tra l'altro sono pochissimi soprattutto perché cartacei. Non osiamo pensare cosa accade per le verifiche fiscali presso le imprese, che dovrebbe essere l'attività principale degli organi di controllo. Oltretutto di questi 56 mila accertamenti, la stragrande maggioranza è già finita in contenzioso davanti alle commissioni tributarie”.
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