Ancora nulla di fatto in materia di prescrizione. Il summit della maggioranza di ieri non ha prodotto gli esiti sperati dal Premier mentre l’Avvocatura, tramite OCF e CNF, ha già bocciato il Lodo Conte.
Si è tenuto ieri un nuovo vertice della maggioranza per discutere di riforma del processo penale e di prescrizione.
Durante l’incontro, le parti si sono confrontate sulla soluzione da ultimo prospettata dal Premier, definita “lodo Conte”, ai sensi della quale lo stop della prescrizione avrebbe efficacia limitata alle sentenze di condanna mentre in presenza di assoluzione si avrebbe una sospensione dei termini per due anni, in caso di impugnazione della decisione.
Una proposta su cui, però, non è stato raggiunto alcun accordo, posto che secondo i rappresentanti di Iv la prospettata distinzione tra assolti e condannati violerebbe i principi costituzionali.
La convergenza dei partiti di maggioranza vi sarebbe, invece, per quanto riguarda le misure acceleratorie dei processi penali, convogliate in una bozza di disegno di legge di 35 articoli, che, secondo quanto si apprende, potrebbe essere portata in Consiglio dei ministri già giovedì 23 gennaio.
Per quanto riguarda il “Lodo Conte”, per contro, sarà probabilmente necessario un nuovo summit delle forze di maggioranza.
Nel frattempo, l’Avvocatura ha già manifestato la propria contrarietà alla proposta del Premier per superare il nodo prescrizione.
Nei giorni scorsi il CNF, a mezzo del presidente Andrea Mascherin, ne aveva evidenziato l’erroneità “perché il processo deve avere la ragionevole durata per tutti: per l’imputato, per chi è assolto, per le parti offese”. La soluzione del Presidente del Consiglio era stata così definita “uno dei tanti compromessi al ribasso della politica sulla giustizia”.
Ieri, invece, è stato il turno dell'OCF che, con comunicato diffuso subito dopo l'incontro della maggioranza, si è espresso, con una bocciatura, sul Lodo Conte.
In primo luogo, l’Organismo congressuale forense, a mezzo del coordinatore, Giovanni Malinconico, ha evidenziato “forti perplessità” in ordine a eventuali profili di incostituzionalità per quanto riguarda la distinzione che viene fatta fra innocenti e condannati in primo grado, quando, nel nostro ordinamento, vige il principio della “presunzione di innocenza fino al completamento del giudizio”.
L’OCF si è detto inoltre contrario alla previsione secondo cui “trascorsi due anni senza che sia arrivata la sentenza d’appello le parti o i loro difensori potrebbero presentare istanza di immediata definizione del processo e se il termine non venisse rispettato il magistrato sarebbe sottoposto a procedimento disciplinare”.
Con essa, secondo l’Organismo, si profilerebbe un “processo-fisarmonica” con durata più o meno lunga a seconda del luogo di celebrazione del giudizio.
Oltre alla bocciatura dell’ultima proposta sulla prescrizione, l’OCF ha anche ribadito la propria contrarietà a “qualsiasi succedaneo dell’abrogazione della Legge n. 3/2019”, abrogazione che - conclude la nota - “l’Organismo Congressuale Forense continua a richiedere con forza” (e che, si rammenta, è anche l'obiettivo del referendum abrogativo promosso dallo stesso Organismo).
E che l’Avvocatura sia decisamente contraria alla riforma della prescrizione entrata in vigore il 1° gennaio 2020 è ormai fatto notorio, testimoniato dalle continue iniziative delle diverse sigle e associazioni, avvocati penalisti in primis.
Oltre al referendum abrogativo sopra citato, si ricorda, infatti, l’ennesima giornata di sciopero e la manifestazione nazionale delle Camere penali, organizzate per il prossimo 28 gennaio 2020.
Da ultimo, gli stessi penalisti hanno presentato una richiesta formale di accesso agli atti al fine di ottenere informazioni sul numero dei provvedimenti che hanno dichiarato l’estinzione dei reati per intervenuta prescrizione con indicazione e suddivisione per titolo di reato.
Dati che l’UCPI aveva pubblicamente chiesto al ministro della Giustizia e che, nonostante l’impegno assunto da Bonafede, non sono ancora pervenuti.
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