L’UCPI ha presentato ieri, in conferenza stampa, i veri numeri della prescrizione, per come desunti dallo studio condotto insieme con l’Eurispes sulle effettive cause dell’eccessiva durata dei processi.
Prosegue, così, l’opera con cui gli avvocati penalisti intendono rendere un servizio di controinformazione per screditare le mistificazioni e i luoghi comuni secondo cui la prescrizione sarebbe il più grande male della giustizia penale.
Tra i dati presentati alla stampa, le risultanze sui tempi necessari a prescrivere alcuni reati, i dati ufficiali del ministero della Giustizia sulla durata delle indagini e dei processi in Italia e, appunto, i risultati della ricerca UCPI-Eurispes relativi alle cause di rinvio delle udienze, illustrati anche nel corso del recente Congresso straordinario dell'Unione.
Sul fronte della prescrizione, in particolare, può desumersi che i termini attualmente in vigore sono già molto elevati: basti pensare che, tra i delitti “comuni”, il furto in abitazione si prescrive in 12 anni e sei mesi, mentre le fattispecie gravi di rapina ed estorsione vengono a prescriversi in 25 anni.
Questo senza contare le fattispecie per le quali, anche a seguito dei più recenti interventi normativi, si sono avuti ulteriori incrementi. Tra questi, ad esempio, vi è la corruzione in atti giudiziari, per la quale, attraverso l’aumento della metà per il caso di interruzione, si può arrivare sino a 30 anni, o ancora, la fattispecie più grave dell’omicidio stradale, per la quale opera il raddoppio dei termini, con previsione di un aumento di un quarto in caso di interruzione (fino ad arrivare a 45 anni).
Da quanto può desumersi, inoltre, la prescrizione è un motivo di estinzione del reato che incide per il 10% sui procedimenti arrivati a sentenza e rappresenta poco più del 2% del totale dei processi monitorati.
Per quanto riguarda le ragioni di rinvio ad altra udienza, emerge che la maggior parte dei rinvii è dovuta a cause fisiologiche (per il 64%).
A seguire, si rileva che sui rinvii incidono soprattutto le disfunzioni del sistema Giustizia, quindi attinenti agli uffici del Giudice, del PM o a problemi di cancelleria (16,2%).
Per contro, i rinvii dovuti a impedimenti del difensore o dell’imputato rappresentano solo il 4%: non sono quindi gli avvocati i principali responsabili dell’eccessiva durata dei procedimenti penali.
La conferenza stampa di presentazione dello studio, tenuta presso la sede romana delle Camere penali, si è svolta in concomitanza con lo sciopero di una settimana indetto dall’Unione delle camere penali italiane per i giorni dal 21 al 25 ottobre 2019.
All’astensione ha aderito anche l’Associazione Nazionale Forense, per come si apprende dal comunicato stampa dell’ANF diffuso il 21 ottobre.
L’ANF – si legge nella nota – ha subito aderito allo sciopero proclamato dalle Camere Penali, sottolineando come sia “veramente incomprensibile l’atteggiamento della politica e del legislatore che, ignorando colpevolmente quanto emerge dai rapporti ministeriali sul processo penale, ovvero i dati che evidenziano che la prescrizione matura principalmente nella fase delle indagini preliminari, si apprestano a presentare un disegno di legge delega che tocca tutte le fasi del processo penale, tranne proprio quella della indagini preliminari”.
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