Lo scorso 28 gennaio, l’Agenzia delle Entrate ha inviato le prime lettere agli intermediari fiscali con le quali si rendevano note le anomalie di compilazione delle prime dichiarazioni precompilate elaborate nel 2015.
Sono stati oltre 100mila i controlli effettuati che hanno avuto come destinatari altrettanti contribuenti assistiti dai Centri di assistenza fiscale.
Già il 28 dicembre 2017, l’Agenzia aveva messo a disposizione degli stessi Caf – in via telematica – gli elenchi completi delle dichiarazioni che mostravano qualche anomalia, che potevano essere ricondotte - a detta dei tecnici dell’Amministrazione finanziaria - sotto la voce “36-ter”, che sta ad indicare gli errori formali.
Si tratta di errori che riguardano le dichiarazioni precompilate targate 2015, su cui i Caf hanno apposto il loro visto di conformità e che, di fatto, esclude ogni responsabilità del contribuente rispetto agli errori segnalati ora dal Fisco, in quanto la conformità dei 730 precompilati era stata certificata dai centri di assistenza fiscale.
Spetta ora ai Caf l’adempimento di contattare, con lettera raccomandata, il contribuente per avvertirlo del controllo e della eventuale scelta della dichiarazione rettificativa. Infatti, i centri di assistenza avranno tempo fino al 28 febbraio 2018 per predisporre tutta la documentazione che attesti la bontà della dichiarazione lavorata o riconoscere l’errore commesso e rimediare, appunto, con un’altra dichiarazione di rettifica della precedente.
In primo luogo, quindi, il Caf può inviare la documentazione richiesta avvalendosi del canale telematico Civis.
In un secondo momento, invece, prima della comunicazione degli esiti del controllo, se ritiene di aver commesso degli errori, il Caf può presentare una dichiarazione rettificativa.
In caso di contestazione sarà il Caf soggetto passivo di sanzioni, imposta e interessi.
Si ricorda che il termine della risposta non è tassativo e presenta un margine di tolleranza, essendo il primo anno dei controlli con le nuove procedure legate alla precompilata.
Dalla Consulta dei Caf fanno sapere che si tratta, comunque, di errori formali, che sono da ritenersi fisiologici visto che riguardano una minima percentuale di contribuenti (0,006% delle oltre 17milioni di dichiarazioni precompilate lavorate) e che si riferiscono al primo anno di sperimentazione della dichiarazione precompilata.
L’Amministrazione finanziaria ha diramato le indicazioni ai propri uffici sui controlli da effettuare sul modello precompilato 730, specificando che sono tenuti a “verificare lo scostamento tra i dati proposti nel 730 precompilato, se disponibile, e quelli indicati nel 730 trasmesso, avvalendosi della funzione di consultazione «Modello precompilato», accessibile, previa specifica abilitazione, nelle informazioni generalizzate di Serpico”.
Si dovranno verificare, in primo luogo, gli elementi di incoerenza per i quali la dichiarazione è stata segnalata ed, in ogni caso, ribadisce l’Agenzia delle Entrate, “non dovranno mai essere richiesti documenti già disponibili nelle banche dati dell'Agenzia, o già acquisiti nel corso di analoghi controlli effettuati per gli anni precedenti”.
Le anomalie riguardano principalmente gli oneri deducibili e detraibili e, per esse, non è richiesta l'intera documentazione relativa alla singola dichiarazione: sono stati indicati ai Caf i documenti che dovranno essere prodotti.
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