Pensioni, quota 100. Partenza su due binari

Pubblicato il 20 dicembre 2018

Uno dei punti maggiormente discussi della prossima Legge di Bilancio sembra finalmente aver trovato una soluzione definitiva: stiamo parlando naturalmente del capitolo pensioni, ed in particolare della c.d. “quota 100”. In base alle ultime indiscrezioni governative, si è deciso di tagliare i fondi per tale misura per 2,7 miliardi di euro, cosicché l’anticipo pensionistico – che dovrebbe superare l’attuale sistema previdenziale dell’ex ministro Elsa Fornero – partirà su due binari: uno per i lavoratori privati e l’altro per quelli pubblici.

Per i primi, la quota 100 dovrebbe partire da aprile 2019, mentre per i dipendenti pubblici il mese dal quale è possibile accedere alla quota 100 è ottobre 2019. Ma vediamo nel dettaglio tutte le novità in merito.

Pensioni, quota 100. Cos’è e come funziona?

Ma cos’è e come funziona la quota 100? Chiariamo, innanzitutto, che si tratta di una nuova uscita anticipata dal lavoro (anticipata rispetto all’ordinaria pensione di vecchiaia o anticipata), raggiungibile allorquando la somma dell’età anagrafica dei lavoratori e gli anni di contributi versati è almeno pari a 100.

Per poter usufruire della nuova flessibilità in uscita, è necessario maturare un’età minima. Infatti, per chiedere la quota 100 bisogna aver maturato almeno 62 anni di età insieme ad almeno 38 anni di contributi. Non è dunque possibile calcolare la quota 100 a qualsiasi età, ma è necessario comunque avere almeno 62 anni.

Quindi, se ad esempio un lavoratore ha 63 anni e 37 di contributi, dovrà aspettare un altro anno prima di ritirarsi dal lavoro. Le quote saranno le seguenti:

Inoltre, è bene sottolineare che la misura avrà una durata limitata, ossia varrà esclusivamente per il prossimo triennio.

Pensioni, quota 100. Conviene pensionarsi

Una domanda che molti lavoratori potenziali beneficiari della quota 100 si pongono è se convenga effettivamente accedere alla nuova misura. La risposta non può essere univoca e bisogna considerare diversi fattori.

Innanzitutto, chi ha 62 anni di età e 38 di contributi potrà andare in pensione fino a cinque anni prima rispetto ai requisiti di anticipo (42 anni e 10 mesi anche nel 2019) o di vecchiaia (67 anni). Secondo le stime governative, ad accettare la quota 100 sarà circa l’85% dei potenziali beneficiari della nuova misura. Non si raggiungerà la percentuale piena in quanto bisogna tenere conto anche del disincentivo del divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro sopra i 5.000 euro e fino a un massimo di 5 anni.

Altro fattore da considerare sono le finestre mobili che fanno posticipare l’accesso alla quota 100, le quali possono ulteriormente allungarsi di tre mesi, se le domande dovessero superare le previsioni.

Si ricorda, a tal proposito, che le finestre mobili trimestrali valgono sia per i dipendenti privati che per gli autonomi, per i dipendenti pubblici sono invece semestrali.

Pensioni, quota 100. Cumulo periodi contributivi

Tuttavia, esistono delle condizioni che potrebbero far virare verso la scelta della quota 100, nonostante quanto appena detto; ad esempio, la possibilità di cumulare, senza alcun onere, i periodi contributivi maturati nelle diverse casse previdenziali.

Non si è ancora in possesso del testo che regola la disciplina della quota 100, ma sembrerebbe possibile per i lavoratori poter cumulare gratuitamente, come previsto dall’art. 1, co. 239 della L. n. 228/2012, anche i contributi maturati in diverse gestioni previdenziali. Ciò potrebbe valere sia per raggiungere il requisito della quota, inteso come sommatoria degli anni di contribuzione e di età, sia per raggiungere il requisito contributivo minimo peri a 38 anni.

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