Il Movimento Forense ha inoltrato a Cassa Forense una proposta, definita “onesta ed equa”, per risolvere la questione concernente l’operazione Poseidone promossa dall’INPS nei confronti di molti giovani avvocati, al fine di ottenere il pagamento di contributi da questi asseritamente dovuti a titolo di gestione separata.
Una questione molto controversa soprattutto sul fronte del riconoscimento dell’obbligatorietà o meno di questa contribuzione.
Nella lettera che Movimento ha inviato alla Cassa di previdenza degli avvocati, datata 13 aprile 2019, viene sottolineato come siano circa 150mila i legali che, nel tempo in cui era consentito non iscriversi a Cassa Forense, non avevano nemmeno pensato di essere tenuti all’iscrizione alla gestione separata Inps.
Per questi – viene sottolineato - si “profila” ora “la concreta eventualità di dover corrispondere contributi previdenziali ad un ente, senza alcuna speranza di avere una contropartita”. Il riferimento, implicito, è alla recente sentenza di Cassazione n. 32167/2018, con cui è stata affermata la sussistenza dell'obbligo di contribuzione in discorso.
Tali soggetti, infatti, senza un intervento sia legislativo che regolamentare, non potranno avere beneficio alcuno dalla contribuzione versata nel mentre erano regolarmente iscritti all’Albo degli avvocati e legittimamente non iscritti a Cassa Forense.
Da qui la richiesta di una soluzione da parte di Cassa Forense, per evitare una inutile contribuzione all’INPS, consentendo di “salvare” quegli anni nei quali detti avvocati, pur iscritti all’Albo, non erano iscritti alla Cassa.
Il Movimento suggerisce, come ipotesi di lavoro, “di aprire una finestra temporale, per consentire a chi era iscritto all’Albo e non iscritto alla Cassa di riportare all’interno della propria posizione personale tale periodo, con il versamento del contributo minimo soggettivo dovuto per tali anni, da considerarsi utile per il trattamento pensionistico, e conseguente riconoscimento della relativa anzianità di iscrizione alla Cassa. E con il conseguente ulteriore effetto di poter, per tal via, paralizzare le pretese dell’INPS di iscrizione d’ufficio alla Gestione Separata”.
Chi vorrà aderire, potrà così riportare in seno a Cassa Forense tutta la propria vita professionale. Il tutto senza aggravio né di sanzioni, né di interessi e con facoltà di avvalersi di adeguate dilazioni di pagamento.
Si tratterebbe – viene spiegato nella lettera - “di riaprire, per i contribuenti in questione e per un periodo limitato, la possibilità di “sanare” un periodo di mancata iscrizione ad ente di previdenza, tenendo conto che tale “omissione” non pare imputabile ai Colleghi, ma ad uno stato normativo e regolamentare confuso, lacunoso, e per lo più interpretato nel senso di un mancato obbligo di iscrizione alla gestione separata”.
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