Nelle aziende comitati in un difficile equilibrio
Pubblicato il 11 agosto 2008
Una panoramica della situazione dei controlli societari fa emergere la complicata realtà in cui i collegi sindacali versano ancor oggi. La migliore prassi possibile sul tema dell’allestimento da parte delle società di un’efficiente struttura di controllo interno ha intrappolato il collegio sindacale in una vera ragnatela fatta di più fonti di controllo, dal revisore al
management comittee, al comitato di
internal audit e così via. La causa di tutto ciò è individuata, dagli autori degli articoli, nel fatto che gli amministratori partecipano all’attività di controllo in maniera limitata, ossia per qualche ora ogni bimestre in occasione delle riunioni del Cda. Il rimedio suggerito dalla Borsa Italiana nel Codice di autodisciplina per le società quotate è quello di dotarsi di alcuni Comitati di controllo (comitato audit, comitato nomine, comitato remunerazione) eletti dal Cda scegliendo i componenti in seno al Cda stesso in modo da incrementare ruolo e poteri: il singolo membro del
board sarebbe così più informato per fornire un fattivo contributo all’allestimento di una efficace catena di controllo delle funzioni societarie. Ovviamente tutto ciò ha un costo e la criticità delle possibili sovrapposizioni di funzioni tra organi diversi.