Fredda accoglienza, nei suoi primi tre anni di vita, per il sistema dualistico, introdotto dalla riforma del diritto societario del 2003 come modello di governance alternativo al sistema tradizionale, con consiglio d’amministrazione e collegio sindacale e a quello monistico, con Cda e comitato per il controllo sulla gestione. Finora, ad esso ha fatto ricorso una modesta percentuale di Società per azioni, tre sole quotate in mercati regolamentati.
Causa dell’ostacolo all’ingresso di tale nuovo istituto sono la “fisiologica” diffidenza degli operatori e un dettato normativo assai incerto, zeppo di richiami al regime tradizionale che inevitabilmente “appannano” funzione e vantaggi del neonato sistema.
Immaginato per le società di maggiori dimensioni, esso si presta, perlomeno nelle non quotate, alle esigenze anche delle società a proprietà concentrata, quando si tratta di agevolare il passaggio generazionale. E presenta vantaggi competitivi per gli azionisti di comando.
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