Nel giudizio sull’ingresso o sulla permanenza in Italia del familiare del minore straniero, la sussistenza di comportamenti di questo familiare incompatibili con il soggiorno nel territorio nazionale deve essere valutata in concreto, con un esame complessivo della relativa condotta.
Questo, per stabilire, all’esito di un attento bilanciamento, se le esigenze statuali inerenti alla tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza nazionale debbano prevalere su quelle derivanti da gravi motivi connessi allo sviluppo psicofisico del minore, cui la norma conferisce protezione primaria.
Lo ha precisato la Corte di cassazione, Prima sezione civile, con sentenza n. 14238 del 4 giugno 2018, pronunciata con riferimento ad una vicenda relativa ad un minore straniero i cui familiari, imputati e condannati per reati relativi alla tutela del diritto d’autore, ricettazione e contraffazione, avevano chiesto l’autorizzazione alla permanenza in Italia.
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