Milleproroghe: e adesso?

Pubblicato il 23 febbraio 2011 Lo stop del Quirinale al milleproroghe che pare una Finanziaria trova d’accordo il presidente del Consiglio. Ma che fare in vista della scadenza del 27 febbraio 2010? Due le vie individuabili per il salvataggio: andare avanti lo stesso ponendo la fiducia o scremare il provvedimento delle misure imbarcate durante l’iter (5 articoli con 196 commi).

Seguire la via della fiducia sarebbe un colpo di mano, ma con la scappatoia suggerita nell’ultima parte della missiva del presidente della Repubblica: approvato il decreto così com’è Napolitano lo promulgherebbe con la riserva di proporre norme correttive e interpretative. Ma potrebbe anche non promulgarlo con la “promessa”, una volta scaduto, di reiterarlo parzialmente nella stesura originaria.

L’ipotesi della scrematura potrebbe portare ad un maxiemendamento che indichi le norme da epurare. In tal caso quelle più a rischio sono le misure sul fisco per le banche, la nuova tassazione dei fondi comuni, ma anche la sanatoria sui manifesti elettorali (norma discussa, ma che continua ad essere riproposta in tutte le legislature, sia di destra che di sinistra) e la possibilità per le Regioni colpite da calamità naturali di aumentare le addizionali per fronteggiare l’emergenza. L’iter del nuovo/vecchio decreto dovrebbe, però, correre alle Camere per rientrare nella scadenza.
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