Messaggi lesivi in rete? Google deve rimuoverli dai risultati

Pubblicato il 27 gennaio 2018

Diritto all'oblio sia in Europa che fuori

Il Garante per la Privacy ha ordinato a Google la rimozione dei risultati di ricerca riguardanti un cittadino italiano, sia nelle versioni europee, sia in quelle extraeuropee del motore medesimo.

Provvedimento Privacy sul ricorso di un cittadino italiano

E’ quanto previsto in un provvedimento dell’Autority del 21 dicembre 2017, rispetto al ricorso promosso da parte di un uomo italiano, residente negli Stati Uniti, che aveva chiesto la deindicizzazione di numerosi url europei ed extraeuropei che rimandavano a messaggi o brevi articoli anonimi reperibili in rete e gravemente offensivi della propria reputazione, contenenti anche false informazioni sul suo stato di salute e su presunti gravi reati connessi alla sua attività di professore universitario.

La decisione è stata presa in considerazione della "perdurante reperibilità" sul web di contenuti non corretti e inesatti e del conseguente relativo impatto "sproporzionatamente negativo" sulla sfera privata del ricorrente, anche in considerazione della diffusione di dati sulla salute, non in linea con quanto disposto dal Codice privacy e dalle Linee guida dei Garanti europei sull'attuazione della sentenza Google Spain.

In queste – ha ricordato l’Autority – viene previsto che uno dei criteri da tenere in considerazione per un “corretto bilanciamento tra diritto all'oblio e diritto/dovere all'informazione” è proprio il trattamento dei dati sulla salute.

Ora Google dovrà provvedere alla cancellazione di tutti gli url riguardanti il ricorrente dai risultati di ricerca, nelle versioni sia europee che extraeuropee.

E’ quanto si apprende dalla Newsletter del Garante per la protezione dei dati personali n. 437 del 26 gennaio 2018.

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