L'indennizzo per ingiusta detenzione non è automatico

Pubblicato il 12 marzo 2010
La Quarta sezione penale della Cassazione, con sentenza n. 9986 depositata l'11 marzo scorso, ha negato l'indennizzo per ingiusta detenzione ad un uomo che era stato assoggettato alla custodia cautelare in carcere a seguito dell'accusa di favoreggiamento nel reato di terrorismo in quanto era stato trovato in possesso di materiale inneggiante Bin Laden. Archiviate le accuse, l'uomo aveva fatto istanza per ottenere l'indennizzo che, tuttavia, gli è stato negato da parte dei giudici di legittimità i quali hanno sottolineato come la grande quantità di materiale propagandistico di cui era in possesso "aveva indotto gli inquirenti a ritenere la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza nei suoi confronti indipendentemente dalla fonte da cui tale materiale era stato tratto".

Sempre in materia di indennizzo per ingiusta detenzione, la Cassazione, con sentenza n. 9978 sempre del 10 marzo, ha accolto, con rinvio, il ricorso con cui l'Avvocatura dello Stato aveva chiesto che venisse ridotto, perché eccessivo, il risarcimento riconosciuto dai giudici di merito nei confronti di un uomo, imputato per omicidio ed occultamento di cadavere, che poi era stato assolto. La Suprema corte ha così precisato come, ai fini della determinazione dell'equa riparazione, il giudice debba verificare il comportamento del detenuto sia prima che nel corso del processo valutando, in particolare, se lo stesso abbia dato causa all'ingiusta detenzione, ovvero vi abbia concorso, con dolo o colpa grave.
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