Licenziamenti collettivi. Sì al criterio di maggiore vicinanza alla pensione

Pubblicato il 09 ottobre 2018

L’adozione, nelle procedure di riduzione collettiva dei lavoratori, del criterio della maggiore vicinanza alla pensione è coerente con la finalità di ridurre al minimo il cosiddetto “impatto sociale.

Ed è legittimo estendere la scelta dei lavoratori da licenziare all’intera platea aziendale al posto della sola area nella quale sia stata accertata una situazione di eccedenza.

La Corte di cassazione ha annullato, con rinvio, una decisione di secondo grado con cui era stata dichiarata la nullità del licenziamento intimato da una Spa ad un lavoratore, in sede di procedura ex lege n. 223/91.

Legittimità dei criteri di scelta dei lavoratori licenziandi

Tra le altre doglianze, era stata ritenuta fondata la censura sollevata dal dipendente circa la legittimità dei criteri di scelta dei licenziandi, posto che, a fronte di una accertata situazione di eccedenza riferita ad una determinata area dell’azienda, era stato invece adottato il criterio dell’accesso alla pensione, applicato in senso trasversale a tutta l’azienda.

In particolare, era stata utilizzata la procedura dei licenziamenti collettivi per espellere quei lavoratori che, vicini, al pensionamento, avrebbero potuto optare per la mobilità volontaria.

Per la Corte d’appello, il licenziamento era da ritenere illegittimo per accertata incoerenza tra la crisi dell’azienda, gli esuberi accertati e i lavoratori licenziati.

Da rispettare principi di non discriminazione e di razionalità

Statuizione, questa, ribaltata dai giudici della Sezione lavoro della Cassazione i quali, con sentenza n. 24755 depositata l’8 ottobre 2018, hanno ricordato l’orientamento di legittimità secondo cui, nell’ambito delle procedure come quella in esame, la determinazione negoziale dei criteri di scelta dei lavoratori da licenziare – che si traduce in accordo sindacale senza necessità di approvazione all’unanimità - adempie ad una funzione regolamentare delegata dalla legge che deve rispettare non solo il principio di non discriminazione, ma anche il principio di razionalità.

Lavoratori più vicini al pensionamento: criterio obiettivo e razionale

E alla luce di quest’ultimo principio, i criteri concordati devono avere i caratteri dell’obiettività e della generalità, operando senza discriminazioni tra i dipendenti, cercando di ridurre al minimo il cosiddetto “impatto sociale” e scegliendo, nei limiti in cui ciò sia permesso dalle esigenze oggettive a fondamento della riduzione del personale, di espellere i lavoratori che, per vari motivi, anche personali, subiscono ragionevolmente un danno comparativamente minore.

In detto contesto, adottare il criterio della maggiore vicinanza alla pensione risulta coerente con la finalità di “minor impatto sociale” perché “astrattamente oggettivo e in concreto valutabile”, quindi rispondente alle necessarie caratteristiche di obiettività e razionalità richiamate.

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