Sul testo che modifica la disciplina della legittima difesa, definitivamente approvato dal Senato il 28 marzo, avvocati e magistrati non nascondono, così come non lo hanno fatto anche nel corso delle consultazioni in Parlamento, la loro netta contrarietà.
E’ il presidente dell’Unione delle Camere penali italiane, Gian Domenico Caiazza, ad aver immediatamente commentato, con un tweet, l’approvazione del provvedimento, definendolo “una legge inutile e pericolosa” che – a suo dire – interverrebbe “su un'emergenza virtuale, inesistente, visto che i casi di legittima difesa in casa sono due all'anno (e si tratta di assoluzioni)".
Dello stesso tenore anche le parole del segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, Luigi Pansini, il quale ha sottolineato il rischio “di un aumento del ricorso alla forza da parte del privato cittadino” in conseguenza dell’eccessivo clamore che ha accompagnato la misura di legge, varata per rispondere “a un’emergenza che tale non è”. Per l'ANF, verrebbe, così, minata la fiducia dei cittadini nelle garanzie del sistema giudiziario.
Per Pansini - da quanto si apprende in un comunicato, diffuso subito dopo il via libera al DDl sulla legittima difesa - l’amministrazione della giustizia dovrebbe “sempre rifuggire da spettacolarizzazione, clamori e iperboli: si è utilizzato strumentalmente il tema della legittima difesa, scatenando un dibattito da tifoseria, che rischia di minare la fiducia nelle garanzie che il nostro sistema giudiziario accorda a tutte le persone e a tutti i cittadini sino al pronunciamento di una sentenza”.
La riforma della legittima difesa, peraltro non immune da profili di incostituzionalità, ridurrebbe solo in apparenza l’ambito dell’interpretazione riservata al singolo magistrato, “che dovrà occuparsi di accertare o escludere la punibilità dei reato in sede cognitiva”. Ed è giusto – per l’ANF – “far sapere ai cittadini italiani che da domani sparare ad un estraneo introdottosi nella loro proprietà comporterà sempre e comunque l’intervento del magistrato”.
Sulla stessa linea anche il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Francesco Minisci, secondo cui il nuovo testo “non tutelerà i cittadini più di quanto erano già tutelati fino a oggi; introduce concetti che poco hanno a che fare con il diritto; prevede pericolosi automatismi; restringe gli spazi di valutazione dei magistrati; porta con sé grandi difficoltà di interpretazione; e solleva dubbi di incostituzionalità".
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