Numerose le procedure di infrazione avviate il 19 aprile 2023 dalla Commissione UE nei confronti dell’Italia per l’utilizzo di lavoro stagionale, abuso dei contratti a tempo determinato nella PA e per l’accesso delle persone con disabilità a prodotti e servizi chiave come telefoni e computer.
La procedura d’infrazione avviata nei confronti dell’Italia e di altri nove Paesi (Belgio, Bulgaria, Germania, Estonia, Grecia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo), con l’invio di lettere di costituzione in mora, è motivata dal non aver pienamente recepito la direttiva comunitaria 2014/36/UE sui lavoratori stagionali volta ad assicurare condizioni di vita e di lavoro dignitose, pari diritti e una tutela sufficiente dallo sfruttamento.
Gli Stati interessati hanno ora due mesi per rispondere alle argomentazioni formulate dalla Commissione.
Nel mirino di Bruxelles anche le condizioni di lavoro discriminatorie nel settore pubblico e l’abuso dei contratti a tempo determinato, questioni per cui la Commissione ha inviato un parere motivato per il recepimento non corretto nell’ordinamento nazionale della direttiva 1999/70/CE del Consiglio, che impone di non discriminare i lavoratori a tempo determinato e obbliga gli Stati membri a prevenire e sanzionare l’utilizzo abusivo dei relativi contratti.
A parere della Commissione, la normativa italiana è infatti insufficiente in tal senso non prevenendo né sanzionando in misura adeguata l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico, con particolare riferimento agli insegnanti, al personale ATA della scuola pubblica, agli operatori sanitari, ai lavoratori del settore dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e del settore operistico, al personale degli istituti pubblici di ricerca, ai lavoratori forestali e volontari dei vigili del fuoco.
La Commissione ha avviato la procedura di infrazione già nel luglio 2019, inviando una lettera di costituzione in mora seguita da una lettera complementare di costituzione in mora nel dicembre 2020. Le spiegazioni fornite dall’Italia sulle proprie norme nazionali non sono state ritenute sufficienti dalla Commissione, che ha ora quindi proceduto con parere motivato.
Anche in questo caso l’Italia ha due mesi per rimediare alle carenze, trascorsi i quali la Commissione può deferire il caso alla Corte di giustizia.
Una terza procedura d’infrazione è stata avviata nei confronti di Italia, Danimarca ed Estonia, per la mancata ricezione integrale, prevista per il 28 giugno 2022, della normativa Ue che dispone per le persone disabili il pieno accesso ai prodotti e servizi chiave come telefoni, computer, e-book, servizi bancari e comunicazioni elettroniche.
Entro due mesi dovranno essere adottate le misure necessarie, oppure la procedura Ue potrebbe proseguire con un parere motivato.
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