Grazie ad un emendamento alla manovra in materia di politiche della famiglia, approvato dalla commissione Bilancio della Camera, le gestanti potrebbero rinunciare al congedo pre-parto.
Previo parere positivo del medico, chi vorrà potrà lavorare fino al nono mese ed usufruire dell’intero congedo (pari a 5 mesi) dopo il parto, in alternativa al congedo attuale che prevede l’astensione obbligatoria 2 mesi prima del parto e 3 dopo il parto o, in alternativa e se le condizioni di salute della gestante lo permettono, 1 mese prima del parto e 4 dopo il parto.
Tuttavia l’emendamento ha subito suscitato malumori tanto che Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale, ha evidenziato che facendo scomparire il divieto di far lavorare le donne prima del parto “non si garantisce la libertà alle lavoratrici, né tantomeno si tutela la salute della gestante e quella del nascituro” piuttosto “quanto proposto mina la libertà delle donne, soprattutto di quelle più precarie e meno tutelate, che in Italia, purtroppo, sono sempre più numerose e rischierebbero così di trovarsi di fronte a veri e propri ricatti del datore di lavoro”.
La Taddei auspica, quindi che nel passaggio al Senato la norma venga modificata.
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