La regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari

Pubblicato il 03 settembre 2009

È di grande attualità in questi giorni l’operazione di regolarizzazione di colf e badanti ai fini dell’emersione del lavoro sommerso. Tra le varie FAQ raccolte dal ministero dell’Interno sull’argomento un posto rilevante è occupato da quelle relative ai lavoratori extracomunitari. In particolare, dal Dicastero fanno presente che il permesso di soggiorno attenuto dal lavoratore con la procedura di regolarizzazione come colf o badante abilita al lavoro subordinato in genere: dunque, non ci sono vincoli al successivo cambiamento di lavoro. Con la regolarizzazione, infatti, il lavoratore riceverà un permesso di soggiorno biennale, che non esclude che sia il datore di lavoro che lo stesso lavoratore possano interrompere il rapporto di lavoro senza che esso venga revocato. Il lavoratore, così, potrebbe uscire dal settore domestico e iscriversi nelle liste di disoccupazione per poter essere nuovamente avviato al lavoro fino alla scadenza del permesso di soggiorno e, comunque, per un periodo non inferiore a sei mesi.

Sono previste conseguenza anche molto gravi per i datori di lavoro che rendono false dichiarazioni in sede di regolarizzazione. Oltre alle sanzioni stabilite dal codice penale nei casi di false attestazioni, se il fatto è commesso attraverso la contraffazione o l'alterazione di documenti, oppure l'utilizzo di uno di tali documenti contraffatti o alterati, si applica la reclusione da uno a sei anni. La pena è aumentata se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale.

Non sono ammessi alla procedura di emersione i lavoratori extracomunitari per i quali sia stato emesso un provvedimento di espulsione o quando lo straniero sia segnalato ai fini della non ammissione in Italia in base ad accordi o convenzioni internazionali. Non sono ammessi alla regolarizzazione anche gli extracomunitari che risultino condannati anche con sentenza non definitiva.


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