La dimenticanza diventa un prestito
Pubblicato il 22 maggio 2009
Il comportamento inusuale di alcuni soci e dell’amministratrice di una società di tipo familiare, che per lungo tempo e per importi ingenti non hanno ritirato le somme a credito che vantavano nei confronti della società, ha fatto sorgere la presunzione che le parti avessero concordato una “novazione” dei crediti da utili e compensi in crediti da finanziamento. La condotta è stata analizzata dalla Corte di Cassazione, che, con la sentenza n.
10030 del 29 aprile 2009, ha disposto che se amministratori e soci trascurano di riscuotere propri crediti verso la società per dividendi e compensi d’amministrazione, queste somme vengono considerate come prestiti, legittimando la presunzione che abbiano prodotto interessi.