La Cassa dei ragionieri ha la sua riforma e le sue difficoltà
Pubblicato il 06 febbraio 2014
Con l'approvazione dei Ministeri dell'economia e del lavoro, la riforma della Cassa dei ragionieri prende il via, con l'arduo compito di risollevarne le sorti descritte dalla Corte dei Conti- Sezione del controllo degli enti - con la
delibera n. 3 del 2014, la quale fa il punto sul bilancio consuntivo del 2012, mostrando le difficoltà che la Cassa si trova a dover affrontare.
La riforma stabilisce per il contributo soggettivo un aumento progressivo del livello minimo che, a partire dal 2018, sarà pari al 15% (è previsto un livello massimo, che salirà fino al 25%). L'età pensionabile si alza fino a 68 anni, dai 65 precedenti, e si avrà il passaggio da una pensione di vecchiaia ad una “anzianità anticipata”. Anche le per annualità successive al 2003 una quota dell'assegno sarà calcolata con il metodo retributivo, con l'intento di ridurre la distanza previdenziale tra professionisti giovani e quelli prossimi all'uscita.
Questi alcuni degli aspetti della riforma, che non danno però conforto necessario alle valutazioni che la Corte dei Conti fa, nella delibera, sulla gestione 2012. Non genera rassicurazione il bilancio tecnico che, stilato in base alle riforme al sistema previdenziale, evidenzia un saldo in negativo dal 2033 e un saldo generale in rosso dal 2040.
Un accento particolare è posto sulle entrate non riscosse che, con un andamento crescente, alla fine del 2012 si sono attestate a quota 314,4 milioni, sottolineando la difficoltà della Cassa a riscuotere i contributi.
Dall'analisi del periodo 2010-2012 è emersa una diminuzione del numero degli iscritti e un aumento del numero dei pensionati, tanto che nel 2012 il rapporto tra iscritti e pensionati vede una riduzione fino a 3,29 iscritti per pensionato nel 2012.