La “Direttiva servizi” (2006/123/CE) - così è stata ribattezzata la “vecchia” direttiva Bolkestein, dal nome del commissario olandese che voleva liberalizzare il mercato europeo dei servizi – mira ad agevolare la libertà di stabilimento dei prestatori di servizi in altri Stati membri e la libertà di prestazione di servizi tra gli Stati membri. Questa direttiva vuole, inoltre, allargare la scelta offerta ai destinatari dei servizi e migliorare la qualità dei servizi per i consumatori e per le imprese utenti.
Il termine ultimo per il recepimento negli Stati membri è fissato al 28 dicembre 2009.
In Italia, si è insediato lo scorso 5 ottobre il Tavolo tecnico di confronto per il recepimento della direttiva, presieduto dal Ministro per le Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi. Il Tavolo è costituito da un rappresentante per ciascuna delle Amministrazioni coinvolte e da un rappresentante per ciascuna delle associazioni di categoria più rappresentative nel settore specifico dei servizi. Una bozza di decreto di recepimento è stata elaborata in data 12 ottobre, ma la versione definitiva dovrà essere approvata dal Consiglio dei Ministri entro il 27 dicembre prossimo.
Ad un primo esame appare subito evidente come la bozza di decreto appaia molto differente dal testo della direttiva Ue. Non senza preoccupazioni. La prima grande differenza riguarda “l’accesso alle attività di servizio” che nella versione italiana risulta non assoggettato ai regimi autorizzatori (non si specificano però quali sono le autorizzazioni che cadono e come); la seconda riguarda, invece, coloro che si iscrivono ad un albo, tenuti a produrre la documentazione, non più ad aspettare la delibera dell’Ordine. Trascorsi 60 giorni dal momento in cui vengono presentati i documenti, infatti, scatta il silenzio-assenzo e si è automaticamente iscritti. Perplessità, a tal riguardo, sorgono per i grandi Ordini (come quelli di avvocati e ingegneri di Roma), dove la verifica dei titoli non è sempre agevole.
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