Ha preso il via, venerdì 21 giugno, il tavolo di confronto sulle intercettazioni, convocato dal ministero della Giustizia, con il coinvolgimento anche delle rappresentanze degli Ordini di avvocati e giornalisti.
Per l’Avvocatura era presente il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin.
Durante l’incontro, Mascherin ha precisato la necessità che il punto di partenza fondamentale per la riforma delle intercettazioni, venga rappresentato “dalla sacralità del diritto di informazione e dalla sacralità della tutela, sempre e in ogni caso, della dignità della persona che non deve mai essere sacrificata”.
Si tratta di un punto su cui converrebbe anche il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Per il rappresentante del CNF, in particolare, il diritto di cronaca non dovrebbe “toccare” soggetti e avvenimenti che non sono parte del procedimento penale, e nemmeno fatti irrilevanti.
Ribadite, in detto contesto, l'esigenza assoluta di garantire il diritto alla difesa e di rendere davvero effettivo il divieto di intercettazioni nei colloqui tra avvocato e assistito.
Tra le richieste avanzate da Mascherin, vi è anche quella di garantire all’avvocato difensore l’accesso all’archivio riservato presso il pubblico ministero, tramite semplice richiesta al Pm.
Viene altresì proposto che la selezione delle intercettazioni avvenga in udienza con la presenza della difesa e non semplicemente attraverso atti scritti e che l’avvocato possa esaminare, ai fini dell’udienza, le intercettazioni con tempi e modalità “utili”.
Sul fronte dei captatori informatici come il Trojan, Mascherin li ha definiti in termini di assoluta invasività e ne ha sconsigliato l’estensione del relativo utilizzo.
Il presidente del CNF ha poi sottolineato l’esigenza che qualsiasi strumento di intercettazione venga autorizzato “solo in presenza di un consistente numero di gravi indizi e che non ne sia permesso l’uso, come accade oggi, per la ricerca a strascico di eventuali reati”.
Le dichiarazioni di Mascherin sono state riportare in una nota stampa del CNF, diffusa sul relativo portale il 21 giugno stesso.
All’intervento di riforma delle intercettazioni - si rammenta - è stato concesso, attraverso il Decreto sicurezza bis, un ulteriore periodo di sei mesi.
Allo stato, il DL n. 53/2019 ha disposto la ripresa della vigenza dell’articolo 57 del Codice in materia di protezione dei dati personali, tornato operativo fino al 31 dicembre 2019; questo, con contestuale congelamento della recente riforma "Orlando".
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