In “GU” il decreto per la detassazione del salario di produttività per i redditi fino a 40mila euro

Pubblicato il 02 aprile 2013 Il DPCM 22 gennaio 2013 - recante “Modalità di attuazione delle misure sperimentali per l'incremento della produttività del lavoro nel periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2013, ai sensi dell'articolo 1, comma 481, legge 24 dicembre 2012” - è stato pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale” n. 75 del 29 marzo 2013.

Vi si legge che, nei limiti delle risorse stanziate dalla legge di Stabilità (L. 228/2012), per il periodo dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2013, le somme erogate a titolo di retribuzione di produttività, in esecuzione di contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale, sono soggette ad un'imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali pari al 10%.

Il limite di reddito che dà diritto allo sconto fiscale risulta aumentato rispetto al passato, salendo a 40mila euro. In tal modo viene aperta la strada all’incentivo anche a quei redditi compresi tra i 30 e i 40 mila euro, fino allo scorso anno esclusi dato che il limite massimo di reddito previsto era fissato a 30mila euro. Relativamente al singolo dipendente, la retribuzione di produttività non deve essere superiore, nel 2013, a 2.500 euro lordi.

Altra novità riguarda l’ampliamento dei casi che danno diritto all’applicazione del regime fiscale agevolato; oltre alla tradizionale retribuzione di produttività, vengono ora prese in considerazione anche le voci di retribuzione legate alle misure di flessibilità dell’orario di lavoro, delle ferie, quelle relative all’adozione di misure volte a rendere compatibile l'impiego di nuove tecnologie con la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori e quelle di adattamento delle mansioni e di integrazione delle competenze.

Resta confermato, invece, che la detassazione si applica esclusivamente al settore privato e in esecuzione di contratti o accordi collettivi, sottoscritti a livello aziendale o territoriale, da parte di associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o dalle loro rappresentanze operanti in azienda (Rsu o Rsa).
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