Il Governo approva il Ddl “anticorruzione”

Pubblicato il 02 marzo 2010
Nella seduta del 1° marzo 2010, il Consiglio dei ministri ha approvato “salvo intese” il cosiddetto disegno di legge “anticorruzione”, contenente un importante pacchetto di norme per rafforzare la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione. Le nuove previsioni saranno ora sottoposte al Comitato ristretto e poi alle Camere.

Il testo prevede, in primo luogo, un Piano nazionale anticorruzione coordinato dal Dipartimento della funzione pubblica: le amministrazioni locali collaboreranno per individuare il grado di esposizione al rischio di corruzione dei propri uffici nonchè le misure organizzative necessarie a fronteggiare tale rischio. Inclusa anche una rete nazionale anticorruzione, grazie alla quale i referenti di ciascuna pubblica amministrazione forniranno tutti gli elementi necessari per valutare l’idoneità degli strumenti adottati.

Le pubbliche amministrazioni dovranno pubblicare sui siti istituzionali tutte le informazioni relative a procedimenti amministrativi  “sensibili” che hanno, cioè, ad oggetto autorizzazioni, concessioni, appalti pubblici, erogazioni di benefici economici a persone o enti pubblici o privati, concorsi e progressioni di carriera. Le stazioni appaltanti dovranno, invece, trasmettere, tempestivamente e direttamente all’Autorità di vigilanza, tutti i dati relativi a contratti di lavori, servizi e forniture. Per gli enti locali territoriali, qualsiasi deliberazione sottoposta alla giunta e al consiglio comunale che abbia effetti diretti o indiretti sul bilancio dovrà avere il parere del responsabile di ragioneria sulla regolarità contabile. Previsti numerosi controlli di gestione e sulla qualità dei servizi.

Introdotta anche la non candidabilità a qualsiasi carica, del presidente della Regione che sia stato rimosso per aver compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge ai sensi dell'articolo 126 della Costituzione. Approvata anche la proposta emendativa presentata dal ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, che prevede l'ineleggibilità, per cinque anni, alle cariche di deputato e senatore per coloro che sono stati condannati, con sentenza definitiva, per i reati di corruzione, propria ed impropria, concussione ed altri delitti contro la Pa.
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